Venezia, Verona e Bologna vogliono gli show di Padova

Il campionato è ancora lungo, ma Padova è “campione d’inverno”. Ora però la squadra deve restare unita, mettere il piede sull’acceleratore e allungare il passo sulle dirette concorrenti. Un centravanti di peso e un allenatore motivato possono non bastare. Fuor di metafora, la competizione da vincere (e il primato da difendere) è per i grandi eventi musicali. E la chiave di volta è la nuova Arena della musica che la “Zed!” ha già in progetto accanto allo stadio Euganeo. Un progetto che dovrà concretizzarsi nei prossimi anni perché la concorrenza è agguerrita e in ballo ci sono diversi milioni di euro di indotto, oltre al ritorno in termini di “marketing territoriale”. Il primato di Padova, già oggi terza città in Italia (dopo Milano e Roma) per numero di spettatori di concerti e eventi, fa ingelosire i sindaci della città vicine. E la lotta per strappare a Padova l’autorevolezza, i soldi e il prestigio, è appena iniziata.
Venezia ci prova. Lo scorso 5 febbraio il consiglio comunale ha approvato il progetto preliminare del nuovo palasport di Venezia. Una struttura da 15 mila posti, non solo per la Reyer, nell’area dei Pili, 42 ettari di terreni (inquinati da fosfogessi) di proprietà della società Porta di Venezia srl, riconducibile al sindaco Luigi Brugnaro. Non c’è ancora un progetto, solo un masterplan dell’architetto Luciano Parenti. Ma c’è l’urgenza di realizzare la struttura perché dal prossimo anno la Reyer non potrà disputare più nel vecchio Taliercio le finali del campionato: serve una capienza di almeno 5 mila posti. «Il Comune non ha i soldi, il nuovo palasport lo faranno i privati», ha spiegato Brugnaro.
Verona è in corsa. Nella città scaligera la novità per il 2018 è una stagione extra-lirica dell’Arena romana con nomi di peso. Molti sono gli stessi che hanno già calcato i palcoscenici padovani: Gianni Morandi il 25 aprile, Bob Dylan il 27, Elio e le storie tese il primo maggio, sei serate di Jovanotti dal 15 al 22 maggio, Lenny Kravitz il 16 luglio. «Verona vanta un gioiello unico come l’Arena, che tutti ci invidiano», ha sottolineato il sindaco Federico Sboarina alla presentazione della stagione estiva. Il Comune ha appena approvato le nuove linee guida di utilizzo del monumento che prevedono tra l’altro la facoltà per gli organizzatori di proporre sin da subito grandi eventi, soprattutto internazionali, per le stagioni 2019, 2020 e 2021. E all’orizzonte c’è il progetto di copertura per utilizzare l’Arena anche in caso di maltempo.
Bologna si rinnova. C’è un investimento tra i 100 e i 130 milioni di euro per rinnovare l’Unipol Arena a Casalecchio di Reno, controllata dalla famiglia Sabatini. Soldi che arriveranno dal fondo internazionale Klepierre e che serviranno a portare la capienza a 20 mila posti (spostando all’esterno l’area backstage). Il progetto prevede il restyling interno, la creazione di una passeggiata pedonale verso la vicina stazione ferroviaria, l’apertura di diversi ristoranti e persino due musei: uno dedicato a Luciano Pavarotti e uno al “Futurshow”. Dall’estate scorsa non ospita più il basket ma solo concerti ed eventi.
La forza di Padova. Al contrario di Bologna, struttura sportiva “riciclata”, la nuova arena padovana avrebbe però il vantaggio di essere pensata e costruita partendo dalla musica. E poi la città del Santo vanta un grosso vantaggio in termini di posizione, essendo al centro di un’area che va dal Trentino al Friuli e alla Slovenia. Infine, last but not least, qui c’è un player internazionale d’esperienza ventennale come “Zed!” che organizza da 80 a 95 date all’anno solo al Geox, più altri 10-15 eventi alla Kioene Arena e 9-14 nell’arena estiva. In più sono ripartiti i maxi-concerti allo stadio Euganeo. Insomma, le condizioni ideali se non fosse per una città che, a volte, riesce a spaccarsi e perdere tempo sui grandi progetti (centro congressi docet). Il sindaco Giordani sembra determinato a sostenere il progetto con tutte le sue forze. Ha capito che è un asset strategico per l’economia cittadina e non ha nessuna intenzione di perderlo. Ma quando si tira un calcio di rigore può sempre arrivare la paura di segnare.
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