Via Umberto I, ecco il terzo ponte romano Con un’applicazione scopriremo com’era

Equipe universitaria con AcegasApsAmga, Comitato Mura e gruppo Speleologico porta a “nuova vita“ il San Daniele 

la scoperta

Ne parlano alcuni libri (pochi) ma i padovani non sanno che, in via Umberto I, c’è un terzo ponte romano: ponte San Daniele. Proprio quando la strada si apre su Prato della Valle, in quell’ultimo scampolo, sotto terra, la civiltà romana dava prova di ingegneria, architettura e bellezza. Che sia romano lo assicurano gli specialisti, benché abbia subìto significativi rifacimenti medievali. Ieri e oggi uno schieramento di forze è al lavoro per farlo ammirare al grande pubblico anche se solo grazie alla “realtà aumentata”: modelli tridimensionali e un’app. Sul campo l’Università (Dipartimento di Beni culturali e ambientali) con il progetto della carta archeologica seguito dalla dottoranda Maria Chiara Metelli e il borsista Filippo Carraro. Dietro le quinte dei prossimi tre anni di studio i prof Jacopo Bonetto e Maria Stella Busana, la ricercatrice Caterina Previato, la responsabile dei Beni Culturali e museali del Comune Francesca Veronese e, dalla Soprintendenza, Elena Pettenò. Inoltre alcuni supporti preziosi: il gruppo Speleologico padovano, il Comitato Mura e il gestore della rete idrica, AcegasAps, che ha permesso (grazie all’azienda R3 Rampazzo) di aprire il magico tombino in via Umberto I.

archeologia cittadina

«Tutto nasce con la prima carta archeologica realizzata a Roma», racconta Filippo, «adesso tocca a Padova e il mondo antico (fatto di reperti e tracce del passato) incontra il mondo moderno (i sottoservizi). Accanto a questo progetto c’è quello di riscoprire l’archeologia della città, con un focus sulle aree romane: raccogliamo testimonianze edite e inedite delle strutture a scopo di studio e divulgazione. Il passaggio successivo sarà realizzare modelli tridimensionali affinché siano fruibili con un’app dai cellulari. Vogliamo accompagnare padovani e turisti a vedere ciò che oggi è inaccessibile, grazie alla realtà aumentata. Parliamo del teatro Zairo, dei ponti romani, della parte inaccessibile dell’Arena. Noi stiamo rilevando informazioni, geometriche e storiche, dei colori. Ci affidiamo anche a rilievi laser scanner e campionamenti per portare il ponte in aula e non dover tornare ogni volta a calarci sotto terra, ma tutte le informazioni serviranno anche a creare un modello tridimensionale che consentirà a tutti di vedere il tunnel di 34 metri che corre trasversale alla strada e il ponte parallelo alla strada stessa».

tombinamento

È stato scientificamente raccontato negli anni Ottanta, ma compariva già nelle cartografie precedenti con il nome di Ponte di San Daniele. Qui passava il canale delle Acquette, la canalizzazione che seguiva la via delle Dimesse e il Torresino, che non a caso sono strade sinuose come a seguire un corso d’acqua. Il tombinamento risale al 1980, ma di sicuro nessun rimaneggiamento ha cancellato l’antica fisionomia romana e la stessa architettura ricorda ponte San Lorenzo e quello di Altinate». Da queste ricerche e dalle foto mozzafiato degli speleologi (in particolare Alberto Ciampalini) seguirà la seconda edizione del libro Padova Sotterranea con il Comitato Mura. —

Elvira Scigliano

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