Vietati i trasporti eccezionali aziende con l’acqua alla gola

I mezzi di Fanini e Campagnolo non possono transitare su una ventina di viadotti «Sicurezza sì, ma anche diritto al lavoro: da mesi chiediamo udienza al Comune» 

padova. Tempi duri per chi si occupa di trasporti eccezionali nel Padovano. Dopo il crollo del ponte Morandi, nell’agosto di un anno fa, le ditte padovane del settore hanno dovuto fare i conti con divieti e limitazioni di transito sempre più estesi in tutto il territorio provinciale, culminati nel maggio scorso nell’ordinanza del Comune che proibisce il passaggio dei mezzi pesanti di massa superiore alle 44 tonnellate su tredici viadotti cittadini: dieci in tangenziale est (tra la Piovese e il casello autostradale), il cavalcavia Camerini e i ponti di Brentelle di Sopra e Brentelle di Sotto. A cui si aggiungono il ponte sul Brenta lungo la statale 47 a Curtarolo e altri di competenza provinciale e diversi manufatti di competenza autostradale.

incontro

Ieri mattina i titolari delle due imprese, Marco Grigoletto della Fanini F. lli Srl, di via del Progresso 36, e Franco Campagnolo della Campagnolo Giovanni Dino Sas di Carmignano di Brenta, accompagnati da Luca Civolani, responsabile Nordest dell’Aite, hanno incontrato il vicepresidente della Provincia con delega alla viabilità, Marcello Bano, chiedendo l’impegno della politica per trovare in tempi ragionevoli una soluzione che possa far coesistere la sicurezza dei cittadini e il diritto al lavoro di imprese che hanno fatto la storia della zona industriale di Padova. In ballo ci sono una sessantina di posti di lavoro, ricadute sull’economia locale e anche sull’ambiente. La Fanini, ditta con 73 anni di storia, si occupa di trasporti eccezionali e del trasbordo dei carri ferroviari merci all’Interporto di Padova, in particolare per le forniture di semilavorati per le industrie siderurgiche del Padovano. Da circa un anno tuttavia il suo parco mezzi, di una quarantina di bilici autorizzati a raggiungere le 108 tonnellate di peso a pieno carico (75 tonnellate di carico netto), è in gran parte fermo, davanti ai binari, impossibilitato ad uscire dalla Zip per via delle limitazioni di portata di ponti e viadotti circostanti.

limitazioni

Tagliata fuori dai principali assi viari è anche la Campagnolo, che di candeline ne ha spente 50. «Da un anno, prima per l’impossibilità di ottenere il permesso di transito e negli ultimi mesi per l’ordinanza, possiamo uscire dal cancello solo senza carico e per questo abbiamo dovuto spostare il nostro baricentro su altri poli logistici, come Ravenna», racconta Grigoletto. «È chiaro che questo ha dei costi alti per noi e in queste condizioni è difficile ottenere contratti, evitare che gli autisti si licenzino e fare la manutenzione dei mezzi, che ha costi imponenti. Da mesi chiediamo un incontro in Comune per studiare un percorso obbligato sicuro, ma non abbiamo ancora avuto riscontri». Oltre alle ditte e ai loro lavoratori, a catena ci rimettono le industrie siderurgiche, con ritardi e costi maggiorati, il traffico merci su rotaia e l’indotto delle forniture per la manutenzione di questi bestioni della strada, che devono rispettare la velocità massima di 62 chilometri orari, procedere a centro strada isolati dagli altri mezzi e che svolgono il lavoro di almeno tre camion di dimensioni standard, con ovvi vantaggi in termini ambientale. «La politica deve garantire la sicurezza delle strade e dei cittadini ma anche il diritto al lavoro. Non si può impedire in maniera preventiva, senza perizie scrupolose, un’attività così importante per il tessuto economico padovano» , ha rilanciato Bano auspicando in tempi brevi un incontro tra Comune, Provincia e le ditte. —

Simone Varroto

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