Villa Oddo diventa un relais di lusso con 25 stanze e la spa

Trovato l’accordo tra il Comune e la Giemme Stile che si è impegnata a restaurare l’ex pretura di Monselice
Di Camilla Bottin

MONSELICE. Villa Oddo, si è consumato in consiglio comunale il primo step dell'accordo pubblico-privato teso al recupero dell'ex dimora dei conti Arrigoni degli Oddi nella frazione di Cà Oddo.

La Giemme Stile, la società dell'imprenditore vicentino Francesco Molon, attuale proprietario e produttore di arredamento di pregio, ha espresso la volontà di recuperare la storica palazzina cinquecentesca e la barchessa del complesso a indirizzo alberghiero-turistico: in programma c'è la trasformazione della villa in un relais di lusso, con venticinque stanze, un ristorante e una spa.

L'accordo pubblico-privato nasce in virtù del fatto che l'imprenditore, ancora nel 2014, aveva fatto richiesta al Comune di poter restaurare altri due edifici: uno è una struttura ricettiva ad uso sociale, da destinare a ragazzi con sindrome di down, che si trova a ovest del complesso, mentre il secondo è una struttura stanziale di assistenza socio-sanitaria a sud della villa.

«Abbiamo fatto calcolare la plusvalenza», commenta il sindaco Francesco Lunghi, «ed è pari a 290 mila euro, che verranno utilizzati dal privato per un intervento di interesse pubblico: la Giemme Stile si occuperà del recupero e del restauro del pianterreno dell'ex pretura di Monselice, con la realizzazione di una sala convegni multimediale da 140-150 persone, un'aula studio e un ristoro-bar. L'accordo prevede che la struttura sia consegnata entro otto mesi da quando viene dato il permesso di costruire, c'è una polizza fidejussoria che "salva" il Comune in caso di mancato intervento».

Il consigliere Andrea Bernardini (M5S) non è d'accordo con l'«urbanistica creativa» dell'amministrazione e degli uffici tecnici. «C'è un privato», spiega, «che chiede una concessione che va ben oltre il quadro urbanistico e il consumo zero del suolo: siamo in una zona agricola di 1500 metri quadrati (e non in un'area artigianale come per il polo agroalimentare della Cervet) e questo potrebbe creare un pericoloso precedente. Si rischia di avere privati che chiedono concessioni in tutte le zone della città e non più solo in quelle interessate».

Il consigliere Francesco Corso (Partito democratico) invita invece a prestare attenzione: «Non ci sono problemi per il recupero dell'edificio ma perché non viene dato il beneficio pubblico al Comune, così come per la Cervet?» commenta «bisogna salvaguardare l'uso del denaro, i soldi per il recupero della pretura devono essere dati al Comune e non spesi dal privato, come facciamo ad avere poi garanzie sui lavori fatti?»

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