Villafranca di confine dove vicentini e padovani fanno affari pagando poche tasse

Il nome racconta l’antico privilegio di sviluppare commerci Poi arriva la Serenissima e al fisco non sfugge più nulla
BELLUCO-FOTOPIRAN-VILLAFRANCA PADOVANA-SANTUARIO MADONNA DELLE GRAZIE
BELLUCO-FOTOPIRAN-VILLAFRANCA PADOVANA-SANTUARIO MADONNA DELLE GRAZIE

francesco jori

Oggi lo chiameremmo un paradiso fiscale, dove far registrare società di comodo, e ottenere esenzioni doganali e di imposte. Come testimonia il suo stesso nome, Villafranca Padovana alle origini era qualcosa di simile, fatte le dovute proporzioni: un borgo franco in cui trovavano spazio per svilupparsi le attività agricole, artigianali e commerciali, grazie allo spirito di iniziativa della gente del posto, soprattutto piccoli proprietari e contadini, e ad un regime fiscale tale da incentivare gli scambi. Una realtà diffusa d’altra parte in molte zone d’Europa specie tra l’XI e il XIV secolo, quando diversi feudatari dell’epoca concedono a piccole ma strategiche realtà locali esenzioni fiscali e diritti di sfruttamento del territorio, oltre a una maggiore indipendenza dal punto di vista amministrativo. Ed è un’esperienza di cui si mantiene vivo ancor oggi il ricordo, con la costituzione di un’Associazione delle Villefranche d’Europa, che conta su 52 adesioni di paesi che portano questo nome, dall’Italia alla Francia, dalla Spagna al Portogallo, dall’Austria alla Svizzera, dalla Germania alla Polonia alla Danimarca.

Nel caso del comune padovano, questa particolare caratteristica è stata favorita probabilmente anche dal fatto di trovarsi sul confine tra due potenze dell’epoca, la stessa Padova e Vicenza, tra cui correvano rapporti di guerra ma anche di scambi. Non a caso la sua storia risulta particolarmente travagliata, facendo capo nel Medioevo a Vicenza, poi passando dal tredicesimo secolo sotto Padova, transitando nel quindicesimo sotto Venezia e rimanendovi fino al diciannovesimo col passaggio prima sotto i francesi quindi sotto l’Austria, per approdare infine di nuovo a Padova con l’annessione del Veneto all’Italia, nel 1866.

area disboscata

Si tratta comunque di un’area di antico popolamento, caratterizzata dalla presenza di vaste boscaglie poi tagliate e da prati incolti poi liberati dalle sterpaglie (come segnalano i nomi delle frazioni di Taggì da tajè e di Ronchi da roncare). Il primo documento in cui compare ufficialmente il nome di Villafranca si colloca comunque nel 1190, con l’atto di fondazione della chiesa di Santa Cecilia. Ma le grane non tardano ad arrivare, proprio per la collocazione geografica del paese e per la sua natura di zona franca: il territorio è ripetutamente esposto a scontri e saccheggi prima per le lotte tra vicentini e padovani, poi tra questi ultimi nel frattempo passati sotto la signoria dei Carraresi e i veneziani. La Serenissima si afferma definitivamente nel 1405, e da qui parte un lungo periodo di pace e di stabilità, e anche di investimenti pubblici che consentono l’avvio su vasta scala di opere di bonifica dei terreni, di canalizzazione e arginatura dei diversi corsi d’acqua che attraversano il territorio comunale, e di rilancio dell’agricoltura.

serenissima esattrice

E tuttavia la Serenissima accompagna a questo impegno l’applicazione di oneri e balzelli applicati con meticolosità e con zelante impegno nella riscossione: l’evasione fiscale, nella Repubblica veneziana, è pressoché impossibile. Il che rende dura la vita soprattutto dei contadini e dei piccoli artigiani, costretti a sgobbare duramente per assicurarsi la sopravvivenza; a questo si aggiungono le epidemie di pestilenza che falcidiano la popolazione, e il diffuso fenomeno del brigantaggio. —

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