Morto nell’esplosione della casa, il nipote: «Volevo salvare il nonno come lui aveva fatto con me»

Il nipote e la figlia del 76enne di Villafranca che ha aparto il gas nel suo appartamento disperati. «Mio papà era in pensione ma era molto attivo. Non ha mai dato segni di squilibrio. Era un uomo

molto sereno, non l’abbiamo mai visto depresso»

Silvia Bergamin e Alice Ferretti
Marian Ionut Toma, 21 anni
Marian Ionut Toma, 21 anni

«Volevo salvare il nonno, proprio come lui aveva fatto con me, portandomi in Italia vent’anni fa dalla Romania per guarire dall’asma». Marian Ionut Toma, 21 anni, parla con voce rotta. Da quando è nato, ha sempre vissuto con suo nonno, Ioan Toma, 76 anni. «Eravamo come due migliori amici, anzi forse di più: era il padre che non ho mai avuto».

Un legame indissolubile, costruito in anni di affetto reciproco, che rende ancora più incomprensibile ciò che è accaduto mercoledì sera. Marian, come ogni sera, era rientrato a casa per cena.

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L'intervento dei vigili del fuoco a Villafranca e la vittima Ioan Toma, 76 anni

Il ritorno a casa

«Il nonno stava bene. Mi ha raccontato della sua giornata, della passeggiata con Charlie e di cosa aveva comprato al supermercato. Gli ho chiesto se volesse mangiare qualcosa con noi: c’era un mio amico a casa, avevamo preso una pizza. Ma mi ha detto di no, che era a posto. Mentre lui è rimasto in cucina, io e il mio amico siamo andati in camera a guardare un film».

La serata sembrava tranquilla, come tante altre.

Poi, improvvisamente, qualcosa cambia. «Ad un certo punto ho sentito dei rumori strani. Mi sono avvicinato alla cucina, ma la porta era chiusa. Ho chiamato il nonno, e lui mi ha risposto: “Vai via, vai via”. Le sue parole mi hanno spaventato. Ho chiesto al mio amico di andarsene, ho preso i due cani e sono uscito. Ho cercato di guardare dalla finestra per capire cosa stesse succedendo, ma non vedevo nulla. Preoccupato, ho chiamato mia madre, che era al lavoro».

L’arrivo della madre

La madre di Marian è arrivata poco dopo. «Quando è arrivata, le ho lasciato i cani e sono corso su per le scale. C’era un odore fortissimo di gas. Ho aperto la porta della cucina con forza e ho visto mio nonno vicino alla bombola del gas, con un accendino in mano. Ho cercato di fermarlo, di strapparglielo dalle mani, ma non ci sono riuscito. Non sono arrivato in tempo». Marian non riesce a darsi pace, non comprende cosa abbia spinto il nonno a un gesto tanto drammatico. «Non so cosa sia successo. Non riesco a spiegarmelo. Il nonno era una persona attiva, serena, mai depresso. Da tredici anni vivevamo insieme a Villafranca. Vent’anni fa mi ha portato in Italia perché i medici gli avevano detto che qui l’aria era migliore per la mia asma. Se oggi sono guarito è solo grazie a lui. Mi ha dato tutto, ha sacrificato tutto per me. Io volevo solo restituirgli ciò che mi aveva dato. Ma non ho fatto in tempo».

Alina Toma, 40 anni
Alina Toma, 40 anni

Vicino a Marian c’è la mamma e figlia di Ioan, Alina Toma, 40 anni. Anche lei non riesce a capacitarsi di cosa possa essere scattato nella mente dell’anziano.

«Sono corsa ad avvisare i vicini»

«La giornata era stata una giornata normale. Mi aveva raccontato cos’aveva fatto, come ogni giorno. Io gli avevo detto cosa avevo fatto io. Prima di andare al lavoro siamo scesi di casa insieme, lui aveva portato fuori la spazzatura. Tutto come sempre, non ha dato alcun segnale che potesse preoccuparmi». Alina porta i segni del dramma. In testa una fasciatura a proteggere la ferita e i punti di sutura, ciglia e sopracciglia bruciate dal calore delle fiamme. «Quando mi è caduta la porta in testa ho sentito il calore del sangue che mi scendeva lungo il corpo ma non ho sentito dolore, l’adrenalina era troppo forte. Non ho sentito dolore per delle ore. Sono invece andata a suonare i campanelli dei miei vicini di casa e a gridargli di uscire di casa e mettersi in salvo. Non so davvero perché l’abbia fatto», piange. «Io e mio figlio siamo qui, ma poteva andare ancora peggio». —

 

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