Violenta una 14enne in spiaggia la notte di Ferragosto: condannato a tre anni

Una storia di violenza sessuale a Sottomarina, con vittima una giovanissima, arriva dal Tribunale di Venezia. Il pm aveva chiesto due volte di archiviare, poi di assolvere il ragazzo padovano

Roberta De Rossi
Violenza sessuale a Sottomarina
Violenza sessuale a Sottomarina

Un’altra sconcertante storia di violenza sessuale con vittima una giovanissima arriva dal Tribunale di Venezia: risale alla notte di Ferragosto 2020. Scenario: la spiaggia di Sottomarina. Lei 14 anni, lui 21. Una vicenda dura e contrastata alla quale è stato messo un primo punto fermo.

Il 19 marzo, la giudice per le udienze preliminari Benedetta Vitolo ha, infatti, condannato a 3 anni di reclusione con rito abbreviato - e dunque con sconto di un terzo della pena - un giovane padovano, accusato di aver abusato della ragazza, quando meno poteva reagire, ubriaca in una notte di festa e stordita anche da marijuana, al punto di sentirsi male.

Secondo quanto ha raccontato nel corso di un interrogatorio protetto, in colloquio con una psicologa - e senza nulla nascondere anche delle proprie condizioni di quella sera - quando durante la festa si era sentita male e le era venuto da vomitare, il giovane si era offerto di aiutarla, invitandola a fare due passi per allontanarsi dalla ressa di ragazzi. Lui ha sempre detto che non è accaduto nulla e che, anzi, se questo è il ringraziamento, non aiuterà mai più nessun altro.

Lei prima tace, poi nei giorni successivi, incalzata dalle domande dei genitori che la vedono taciturna e ombrosa, racconta di essere stata violentata, ma di non avere ricordi nitidi di quanto accaduto.

Il padre sporge denuncia, iniziano le indagini, la giovane viene visitata (ma a distanza di due settimane non presenta alcun segno di violenza) e poi interrogata, con tutte le precauzioni dovute a una ragazza di 14 anni e a una donna che racconta di una violenza.

Dice che dopo aver vomitato, lui l’ha fatta stendere su un lettino da spiaggia. Che ha sentito le sue mani infilarsi nelle sue parti più intime e di aver detto che non voleva. Lui - dice - la tranquillizzava. Ma poi avrebbe cercato per ben due volte di imporle un rapporto sessuale, non riuscendovi.

La ragazza ammette di non ricordare tutto chiaramente e il pm Andrea Petroni - per due volte - ha chiesto di archiviare il caso. Per due volte la famiglia si oppone, finché il giudice ordina alla Procura di formulare l’imputazione coatta di violenza sessuale.

Emergono chat nelle quali la giovane, pochi giorni dopo Ferragosto, a un amico confidava di aver subito violenza.

Il 19 marzo, il pm Petroni ha chiesto l’assoluzione dell’imputato, ma la giudice Benedetta Vitolo - sentita testi e la relazione della psicologa (che ha ritenuto i ricordi reali, per quanto parziali) - ha ritenuto di condannare il giovane. La difesa potrà presentare appello.

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