Vita da anguriaro: "Ho avuto l’onore di servire Alberto Sordi"

PADOVA.
Nel 1972 una fetta di anguria costava mille lire, oggi costa 4 euro. Fresca, succosa e rinfrescante, resta un must dell’estate. Lo sa bene Giovanni Bernardini, da 45 anni anguriaro della circonvallazione, in via Bronzetti. È il chiosco di cocomeri più antico della città, tanto da essere stato premiato con la targa di antica bottega cittadina.
Una storia nata e cresciuta tra i cocomeri: «Mio nonno, Antonio, aveva un campo di cocomeri ad Arquà», racconta Giovanni, 72 anni, «e io ricordo questo vecchio che sapeva “battere” i cocomeri per sapere quanto erano maturi e quanto fossero dolci. Ho imparato da subito che l’anguria è la regina dell’estate, ma anche che la qualità è tutto. Mio padre, Giocondo, ha aperto il primo chiosco a porta San Giovanni. Lì ho imparato il mestiere è, nel 1972, ho aperto la mia attività poco distante, in via Bronzetti, esattamente dov’è oggi».
Resta aperto dall’1 giugno al 31 agosto, dalle 12 all’una e un quarto di notte. Con lui la moglie Rosetta e, da qualche anno, la figlia Monica e il genero Davide Michelotti: «Adesso tocca alle nuove generazioni», riferisce Giovanni, «a loro sto insegnando il mestiere». Fatto di piccoli ma decisivi segreti. Dove comprare le angurie: «Io mio fido solo di me stesso», mette in chiaro il maestro delle angurie, «vado a prenderle sempre nello stesso campo, dalle parti di Rovigo e le scelgo una per una». E i risultati si vedono. «Il cocomero piace a tutti. Si mangia sempre, tranne se caldo. In 45 anni sono cambiati solo dei dettagli: prima c’erano grandi comitive e tavolate, adesso un po’ meno. Ma coppie, famiglie, bambini compresi, non mancano mai. Un’altra novità dei tempi moderni è che ora spesso le persone si dividono una fetta di anguria in due. Ma una cosa è certa, di soddisfazioni ne ho collezionate tante».
Una vera e propria raccolta di nomi dello spettacolo: «Sono venuti personaggi importanti, da Alberto Sordi che ha mangiato il mio cocomero e si è complimentato, a Eros Ramazzotti, cinque anni fa dopo il concerto. E poi Cristiano Malgioglio e il mio attore preferito, Michele Placido, l’unico a cui ho chiesto la foto, superando la mia naturale riservatezza. Sono andati via tutti super contenti. Addirittura, Malgioglio, siccome avevo le magliette appese, si è fatto una foto, un selfie». Una giostra di bei ricordi e qualche spavento per le trombe d’aria: «Negli anni ne ho viste parecchie, hanno sradicato alberi ma per fortuna non mi è mai successo niente». —
Elvira Scigliano
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