Vo’, l’sos dell’agricoltore Vezzù finisce in Rai: «I castagni si possono salvare»
Una troupe sul Venda per intervistare l’agricoltore che nel suo podere sta salvando gli alberi.
«Con interventi mirati, fra cui gli innesti, gran parte dei maronari del Venda si rigenereranno»
I “maronari” del Venda, veri e propri monumenti della civiltà contadina che testimoniano la presenza millenaria del castagno da frutto nei boschi degli Euganei, quando era una importante risorsa alimentare per la gente del posto, sono a rischio estinzione. Minacciati dal cinipide gallieno, un parassita che distrugge lentamente quel poco che ancora resta della chioma, ma anche dall’attacco selvaggio dell’uomo nel periodo autunnale della raccolta delle castagne. Secondo Nicola Vezzù, un appassionato di Vo’ che nel suo podere in località Cathuta del Mottolo, nella frazione di Boccon, ha realizzato un rigoglioso castagneto innestando vecchie ceppaie con tecniche imparate da esperti in tutta Italia, si possono salvare. Se non tutti, una gran parte.
TROUPE RAI
Nel pomeriggio del 13 settembre Nicola Vezzù, che si sta battendo per salvare i castagni da frutto dei Colli, nel piccolo fondo ereditato di genitori e da uno zio, riceverà la visita di una troupe della Rai nell’ambito di uno speciale che l’emittente sta realizzando con finalità di promozione turistica a Padova e sui Colli. Sono previste anche delle riprese delle piante secolari ancora in vita nella vicina “castagnaria” di Schivanoia, tra Castelnuovo e Teolo. Vezzù si dice soddisfatto dell’attenzione che ha avuto il Parco Colli nel segnalarlo per il servizio televisivo. «Segno che anche chi amministra l’ente comincia ad interessarsi della soluzione del problema di come salvare i maronari secolari», dice.
LA MANUTENZIONE
«Servono interventi mirati di manutenzione delle piante per farle rigenerare», afferma Vezzù che per la sua passione è stato battezzato “l’uomo che parla ai castagni”. «Per quelle che noi conosciamo come Castagnare di Baderla (maronari del Venda) serve un lavoro continuativo nel tempo. Non bisogna avere fretta, si deve partire dal terreno spargendo tutt’intorno del letame maturo per rinforzarle, non fertilizzanti chimici, ma anche per evitare l’attacco del Mal dell’Inchiostro, una nuova minaccia per il castagno che si trasmette attraverso il trasporto del terriccio infetto con le scarpe. Servirebbe recintare l’area, almeno per un periodo. Questo eviterebbe, inoltre, che la pianta venga danneggiata quand’è il periodo della raccolta delle castagne, visto che per far cadere i ricci molti lanciano verso i rami bastoni e pietre. Con il risultato che con i ricci cadono anche i pochi germogli rimasti».
GLI INNESTI
L’arte di innestare i castagni, Nicola Vezzù l’ha imparata partecipando a convegni e informandosi da esperti, soprattutto nella zona del Trentino e a Marradi, nell’appennino Tosco Emiliano. «L’innesto che va per la maggiore e che da ottime garanzie di riuscita è quello a zufolo», spiega Vezzù. «Non è facile da mettere in atto, ma sono convinto che sarebbe la soluzione per salvare alcune delle piante del Venda. Quest’anno molti innesti non sono riusciti a causa delle alte temperature e della siccità». Il 43 enne agricoltore di Boccon spera che il suo appello, che lancerà attraverso i microfoni Rai, venga raccolto da chi di dovere e si inizi a far qualcosa per preservare queste piante, la maggior parte di varietà Marrone Fiorentino, veri e proprio monumenti del paesaggio. ––
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