VORTICISTI Il Futurismo ma più british

Quella «esplosione» di energia tra Cubismo e Futurismo. E' un'occasione unica quella che offre - da oggi al 15 maggio - a Venezia la Collezione Guggenheim, con l'apertura della mostra I vorticisti artisti ribelli a Londra e New York - 1914-1918. Per la prima volta in Italia, ma anche in Europa, al di fuori dell'Inghilterra è possibile infatti conoscere e ammirare le opere di quel movimento artistico britannico e insieme cosmopolita che nacque alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, come risposta al Cubismo in Francia e al Futurismo in Italia, ma che nella sua breve vita. seppe trovare una «terza via» assolutamente originale e di incredibile raffinatezza, che la mostra veneziana ricostruisce appieno. Del Futurismo, presentato a Londra nel 1912 alla Sackville Gallery, i vorticisti condividono lo spirito moderno e l'esaltazione della meccanica, ma si distanziano nettamente da esso - rifiutando seccamente il tentativo di «annessione» del movimento operato da Filippo Tommaso Marinetti - sul concetto e sulla resa pittorica del «movimento». «Là nel punto della concentrazione, si colloca il v», scrive il pittore Percy Wyndham Lewis, il teorico del movimento insieme al poeta Ezra Pound, associando al «vortice», le idee di «energia» e di «silenzio», concetti sostanziali per una pittura che preferirà la preziosa definizione dei contorni e della forma al continuum dinamico futurista. Vorticismo deriva da «Vortex» termine creato alla fine del 1916 dallo stesso Pound per descrivere la grande carica energetica che il nuovo movimento voleva trasmettere nell'avanguardia letteraria e artistica londinese ancora immersa nel culto della figurazione "impressionista" di Whistler. La mostra della Guggenheim - curata da Vivien Greene, curatrice delle opere dell'Ottocento e del primo Novecento della Collezione e dallo storico dell'arte della Duke University Mark Antliff - superbamente impaginata, rievoca attraverso circa cento opere tra sculture, dipinti e soprattutto grafica, genesi e sviluppo del Vorticismo, disgregatosi e «esploso», come Blast, la rivista radicale che fu la bandiera del Movimento, sulle ceneri dell'esito della Prima Guerra Mondiale. Si cerca, in particolare, di riproporre con filologica precisione il contenuto delle tre mostre che segnano l'epopea vorticista: la prima esposizione pubblica alla Doré Galleries di Londra nel giugno del 1915. quella americana del '17 al Penguin Club di New York e infine la mostra di Vortographs, fotografie vorticiste, al Camera Club di Londra nel febbraio del '17, secondo un'idea di Pound realizzata dal fotografo statunitense Alvin Langdon Coburn. Perché, pur nato a Londra, il Vorticismo è movimento cosmopolita: americano e francese gli scultori Brian Epstein e Henri Gaudier-Brzeska, canadese il fondatore Percy Wyndham-Lewis, americano lo stesso Pound. La mostra si apre con opere-simbolo del movimento come la scultura Martello pneumatico di Epstein, nel quale gli appassionati di fantascienza riconosceranno l'origine iconografica dei soldati-«droidi» inventati settanta anni più tardi dalla premiata ditta Spielberg-Lucas di Guerre Stellari, o la grande tela La folla di Wyndham Lewis dal gusto quasi orientale nell'architettura dei suoi reticolati. E si sviluppa, attraverso le opere - anche di artisti come Lawrence Atkinson, David Bomberg, Jessica Dismorr, Cristopher Nevinson, Edward Wadsworth, per citarne solo alcuni, di straordinaria eleganza. Alla mostra si affianca oggi dalle 9.30 all'Auditorium Santa Margherita il simposio internazionale I Vorticisti, che ne discuterà il ruolo storico.
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