Vuol pagare la bolletta in monete, ma viene respinta
ALBIGNASEGO. Va alle Poste ad Albignasego con 300 euro in monete da 2, ma le viene negato il pagamento. E sì che i soldi sono sempre soldi, qualunque forma - metallica o cartacea - abbiano.
«Eppure non me li hanno accettati, sebbene fossero ordinati dentro gli appositi blister» racconta una commerciante, che ha deciso di rendere nota la bizzarra vicenda. Tra l’altro al pomeriggio è riuscita a pagare la sua bolletta alle Poste di Conselve. Non è che la signora sia un’eccentrica che si diverta a pagare in monetine né aveva rotto, quel mattino, il salvadanaio: semplicemente, essendo titolare di una lavanderia self service, sono principalmente le monete da due euro quelle che ritrova dentro le gettoniere. «L’altra mattina, intorno a mezzogiorno, mi sono recata all’ufficio postale di Albignasego» spiega la signora, «approfittando della scarsa presenza di clienti: ho pensato che avrei fatto pure presto a pagare la mia bolletta da 700 euro circa e sono entrata». La donna con sé aveva 400 euro in banconote, più altri 300 euro in monete da due, già inserite dentro i blister in plastica trasparente che forniscono le banche e che contengono ognuno 25 monete. Ogni blister pertanto conteneva 50 euro, ben visibili data la trasparenza del raccoglitore. «Preparate così ho pensato fosse comodo per le impiegate allo sportello» prosegue la donna, «che non avrebbero dovuto contarle. Mi sono anche meravigliata, entrando, che all’ingresso avevano messo una persona che aiuta i clienti a premere il biglietto esatto, così da non sbagliare. Di solito l’ufficio postale di Albignasego è noto per le lunghe code. Contenta della novità e dell’ammodernamento dell’ufficio, ho atteso il mio turno, però quando sono arrivata allo sportello e ho appoggiato i blister con le monete, l’impiegata mi ha detto che non me le avrebbe accettate, perché il regolamento prevede che si possano ricevere soltanto 50 monete al massimo e per un terzo dell’importo da pagare. Per carità, avrà anche avuto ragione, ma non avrebbe nemmeno dovuto contarle. Ta l’altro quando mi reco a Conselve o a Tribano mi accolgono ben volentieri, perché hanno sempre bisogno di monetine».
Cristina Salvato
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