Zona industriale e neutralità climatica: verso il taglio del 92% delle emissioni
La zona industriale inquina come 182.570 auto in un anno, ma il gemello digitale della Zip, sviluppato da R2M Solution, offre strategie per ridurre le emissioni di CO2 del 92% in cinque anni: ecco come funziona

La zona industriale inquina come 182.570 automobili in un anno. Logico dunque che se si vuole inseguire il sogno – e l’impegno con l’Europa – di una città a emissioni zero entro il 2030, è da qui che bisogna partire.
Da quella vasta area di territorio (quasi 9 chilometri quadrati pari al 9,7% del territorio comunale) che negli ultimi anni è profondamente cambiata, abbandonando la vocazione manufatturiera per ospitare soprattutto logistica e commercio.
Uno strumento in più verso la decarbonizzazione arriva dall’azienda lombarda R2M Solution, che ha presentato in Comune il gemello digitale della Zip, vale a dire una replica virtuale che permette di effettuare simulazioni per studiare le prestazioni, migliorare l’efficienza e supportare decisioni strategiche.
Ridurre le emissioni
Il modello è stato realizzato con i dati forniti dal Comune e da altri stakeholders della Zip, come Atlas Copco, Lundbeck, Peroni e Italchimica. L’obiettivo finale è simulare gli effetti delle varie azioni di miglioramento energetico applicabili alla zona industriale.
Vale a dire: la creazione di una rete di teleriscaldamento che utilizzi il calore di scarto (dal termovalorizzatore di San Lazzaro, soprattutto); la produzione di energia rinnovabile con il fotovoltaico sui tetti dei capannoni; la creazione di una comunità energetica di cui sono stati simulati i flussi di energia.
Tre passi che possono permettere di realizzare un “Distretto a energia positiva che permetterebbe di ridurre le emissioni di Co2 del 92% in cinque anni.
Costi enormi
Il grande problema è che la stima dei costi di tutte le azioni necessarie per arrivare al risultato è enorme: servirebbero un miliardo e 510 milioni di euro. In pratica, quanto cinque linee di tram o tre nuovi ospedali. Già solo il potenziale fotovoltaico per produrre 421 gigawattora all’anno costerebbe 355 milioni.
Più contenuto l’investimento necessario per 13,4 chilometri di rete di teleriscaldamento: 7,8 milioni. Ma ci sarebbe da aggiungere anche l’efficientamento degli impianti di illuminazione con i Led, la coibentazione e la sostituzione degli infissi, l’elettrificazione dei consumi per il riscaldamento.

«Il costo di tutti questi interventi sarebbe naturalmente molto alto, ma è interessante che questa simulazione sia in un certo senso un “regalo” che viene dato a tutte le imprese della zona industriale e suggerisce a tutta la città quelle che potrebbero essere le azioni da fare per azzerare le emissioni», osserva l’assessora all’innovazione Margherita Cera, che vuole utilizzare lo studio realizzato sulla Zip come indicatore di priorità: «In vista dei finanziamenti che potrebbero essere disponibili tramite l’Europa e il progetto delle Mission cities si potrebbero individuare dei progetti eleggibili – prosegue – Questa del gemello digitale è una tecnologia fondamentale per simulare i cambiamenti e i loro effetti nella città. Un modello replicabile anche in altre zona della città. Sempre di più dobbiamo introdurre Padova in casi di studio concreti, come quello dell’efficientamento energetico».
La base da cui partire
«Intanto questo studio ci fa capire che gli obiettivi della neutralità climatica sono raggiungibili, anche se richiedono un importante investimento economico – osserva l’assessore all’edilizia privata Antonio Bressa – Ora potremo indirizzare in maniera più efficace la nostra azione e presto presenteremo un piano di adattamento specifico per la zona industriale».
« Serve uno sforzo da parte di tutti, però il fatto che parliamo di cose tecnicamente fattibili, che si ammortizzano in 6/7 anni, dimostra che è possibile coniugare con successo la sostenibilità economica con quella ambientale», è l’appello alle aziende dell’assessore Ragona.
«Questo gemello digitale della Zip è la chiave di volta a supporto del Comune e degli imprenditori nell’affrontare la sfida della decarbonizzazione e prendere decisioni strategiche», conclude Simone Buffa di R2M Solution.
La partita ora è tutta in mano a chi la zona industriale la vive e la popola. A partire dal player più grosso: l’Interporto.
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