La zona industriale di Padova si adatta al climate change: ecco il piano

Approvato dalla giunta un masterplan strategico. Possibili interventi per caldo, allagamenti ed ecologia: alberi e ombra contro il calore

Rocco Currado
La mappa delle temperature
La mappa delle temperature

In un mondo che cambia velocemente, con un clima che ogni giorno presenta nuove sfide, rimane solo da adattarsi. E Palazzo Moroni non vuole farsi trovare impreparato. Così la giunta, nell’ultima riunione, ha approvato un masterplan per favorire l’adattamento della zona industriale ai cambiamenti climatici.

Uno studio, realizzato dai tecnici comunali in collaborazione con l’università Iuav di Venezia e finanziato dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, sulla scorta del progetto messo in pratica in piazza Savelli, alla Stanga, completamente trasformata con pavimentazione drenante e verde.

Il masterplan ha lo scopo di guidare la pianificazione inerente all’adattamento ai cambiamenti climatici nella zona industriale della città (Zip), definendo criticità a possibili risposte. A partire dagli strumenti già vigenti, che sono il Piano degli interventi, il Piano del verde e quelo per la mobilità sostenibile (il Pums).

Diviso in tre capitoli, il documento è capace di fotografare la situazione attuale, di proporre alcune strategie di adattamento e infine di fornire un masterplan sinottico che integra le varie strategie in un quadro complessivo, identificando le aree e le azioni maggiormente efficaci e orientando le future decisioni progettuali del Comune.

Dall’analisi alle proposte

La prima lente di analisi si concentra sulla gestione delle ondate di calore, individuando le aree dove si formano più facilmente isole di calore. Tanto più la zona è densa di costruzioni e asfalto, tanto più alte sono le temperature. Lampante, in questo senso, la differenza tra aree industriali (dove d’estate si raggiungono picchi di 55 gradi) e aree residenziali. Ma pure all’interno della stessa zona industriale sono presenti disparità.

Dal punto di vista idraulico, invece, emerge principalmente l’esigenza di limitare i danni dovuti dagli allagamenti e, in secondo luogo, dalle inondazioni.

Quanto alla dimensione del verde, che risulta essenziale per il miglioramento del microclima e per la riduzione delle temperature, si nota come in alcune zone (intorno a corso Stati Uniti piuttosto che via dell’Industria, a esempio) l’indice di vegetazione sia bassissimo.

Come detto, all’analisi delle criticità vengono affiancate possibili risposte strategiche. Si parte da una serie di azioni progettuali volte a incrementare l’ombreggiamento e a utilizzare materiali che riducono l’assorbimento del calore; ci sono poi soluzioni che migliorano la capacità di infiltrazione e di gestione delle acque in eccesso. E ancora: l’aumento della vegetazione e la creazione di spazi verdi multifunzionali che, oltretutto, sono utili anche per il benessere di chi ci lavora.

Infine, viene presentata una serie di misure con dovizia di particolari. Ognuna di queste presenta infatti una valutazione della sua funzione principale di adattamento e le secondarie che concorre a raggiungere, una valutazione di compatibilità con i luoghi specifici che compongono l’area industri e una valutazione di costo.

Da notare come le diverse misure di adattamento non agiscano in modo isolato, ma piuttosto si intersecano e si influenzano reciprocamente nello spazio urbano. E, anzi, la combinazione di più tecniche di intervento permette di raggiungere risultati migliori.

«Una cesura tra il prima e il dopo»

«È solo un masterplan, ma uno di quelli che segna una cesura fra il prima e il dopo». L’assessore all’Ambiente, Andrea Ragona, non ha dubbi sull’importanza del documento approvato dalla giunta guidata dal sindaco Giordani, che rappresenta per la città un passo in avanti nella sfida climatica.

«Per la prima volta viene fatto uno studio che riguarda gli aspetti urbanistici e non solo, strettamente legati alla riqualificazione ambientale della zona industriale» argomenta l’assessore Ragona, consapevole che «questi cambiamenti epocali non si realizzano in un secondo, ma oggi abbiamo finalmente uno strumento che ci dice in modo chiaro cosa dobbiamo fare, dove e come farlo».

Sulla stessa lunghezza d’onda il collega con la delega al Verde, l’assessore Antonio Bressa, che sottolinea l’importanza che ha avuto l’esperienza di piazza Savelli nell’individuare le priorità per la Zip. «È da quel progetto che nasce questo studio» nota l’assessore «che vuole estendere quel tipo di approccio a tutta la zona industriale della nostra città».

«Le linee guida che abbiamo individuato» evidenzia ancora Bressa «serviranno sia per gli interventi pubblici che per dare un indirizzo a quelli privati». Su questo punto aggiunge: «Stiamo già dialogando con tutti i soggetti attivi nella zona, a partire dalle associazioni di categoria, per ridurre l’impatto di Co2 ».

Le azioni, secondo il nuovo studio, dovranno essere indirizzate a tre aspetti principali: limitare la formazione di isole di calore, al drenaggio delle acque attraverso appositi materiali e all’inverdimento dell’intera area industriale – peraltro vasta e diversificata – anche sottraendo quote di cemento per far spazio a nuovi alberi. Come è stato fatto proprio in piazza Savelli, alla Stanga.

«Tutto questo» assicura l’assessore Bressa «garantirà nel tempo una zona industriale più bella e vivibile per chi ci lavora tutti i giorni, ma soprattutto più adatta al contesto di cambiamento climatico a cui dovremo tutti abituarci sempre di più».

Piazza Savelli, esempio di lotta alle isole di caldo

Il primo progetto sperimentale per ridurre le isole di calore in zona industriale è stata la depavimentazione di piazza Savelli. La piazza stessa copre 6.800 metri quadrati, di cui 4.800 metri quadrati di strade e parcheggi che sono stati realizzati impiegando un aggregato speciale di colore chiaro e altamente drenante.

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