Bellucci: «La bellezza passa l’amore è pura energia»

Per Kusturica recita in serbo: «È stato questo il mio ruolo più maturo»
Di Manuela Pivato
(160908) -- VENICE, Sept. 8, 2016 (Xinhua) -- Actress Natalie Portman(R) and Lily-Rose Depp arrive for the Premiere of movie "Planetarium" at the 73rd Venice Film Festival in Venice, Italy, Sept. 8, 2016. (Xinhua/Gong Bing)
(160908) -- VENICE, Sept. 8, 2016 (Xinhua) -- Actress Natalie Portman(R) and Lily-Rose Depp arrive for the Premiere of movie "Planetarium" at the 73rd Venice Film Festival in Venice, Italy, Sept. 8, 2016. (Xinhua/Gong Bing)

di Manuela Pivato

Consapevole che il proprio aspetto la separa dai comuni mortali, tamburellando sul tavolo con le unghie dalla forma squisita, Monica Bellucci può dire ciò che vuole. Anche cose molto sagge, come quella sulla bellezza: «Una lama a doppio taglio che produce curiosità e violenza, sicuramente più un regalo che una maledizione, ma, come dico spesso, basta aspettare un pochino e passa». Non passa per lei, o solo impercettibilmente, almeno così pare nel film di Emir Kusturica “On the Milky Road” di cui è la protagonista insieme allo stesso regista, presentato ieri in concorso.

La Bellucci sbarca al Lido l’ultimo giorno di festival con un ruolo intenso in una storia d’amore poetica e cruda durante la guerra nei Balcani, vestita (nel film) come una lavandaia, sempre senza tacchi, senza trucco, e una bocca che per una volta non sorride enigmatica, ma recita, e per di più in serbo. «È uno dei ruoli più maturi che abbia mai avuto ed è un ruolo pieno di speranza» dice «perché questo film racconta l’amore al di là di ogni regola. Siamo di fronte a due persone non più giovani che quando non si aspettano più niente dalla vita trovano invece l’amore a dimostrazione che sensualità e sessualità sono un fatto di energia e non di età. Credo che siamo in un momento storico in cui è necessario credere all’amore».

A 52 anni, con 52 film alle spalle, già volto di Dior, corpo per Dolce&Gabbana e seno di Intimissimi, una statua di cera al museo Grévin a Parigi e una rosa bicolore che porta il suo nome, la Bellucci è la riscossa italiana sul red carpet.

Dopo il passaggio non memorabile di Margherita Buy con una pettinatura da vecchia zia, dopo la freschezza del cast di “Questi giorni” di Giuseppe Piccioni - Maria Roveran, Caterina Le Caselle, Laura Adriani e Marta Gastini - e l’incedere lieve di Blu Yoshimi Di Martino e Michela Cescon con “Piuma”, alla Bellucci tocca il compito di strappare un lembo di tappeto rosso alle attrici americane che dal primo giorno di festival fanno come fossero a casa propria.

Abito di pizzo blu di Azzedine Alaia, collier di diamanti e platino di Cartier del valore di 5 milioni di euro, guardato a vista da quattro bodyguard, serena e distante come un’opera d’arte, l’attrice incarna ciò che le sue colleghe più giovani ancora non sono.

Due autografi due, un selfie e via. Ma, appunto, è solo questione di tempo.

Una contro tutte, la Bellucci chiude un cerchio che, a memoria di festival, raramente era stato tanto ghiotto e proiettato nel futuro. È il balzo generazionale che si compie, la falcata che avanza con i 17 anni di Lily-Rose Depp, o i 22 di Dakota Fanning, le nuove ondate di fan che dieci anni fa mugolavano per la Kidman e oggi, grazie a Natalie Portman, sognano di avere almeno l’attaccapanni dei vestiti di “Jackie”.

Il potere delle major americane, che quest’anno sono ritornate al Lido con forze e denari, si sublima nei volti di attrici che non seguono regole precise; che addirittura non sono social, come la post moderna Alicia Vikander che aborrisce twitter e a fatica ha condiviso in pubblico il suo amore con Michael Fassbender, entrambi protagonisti di “The Light Between Oceans” di Derek Cianfrance. O come Natalie Portman, sbarcata al Lido pallida, stanca e incinta, che segue itinerari tutti suoi che la portano fino alla Biennale di Architettura, e poi per due volte sul tappeto rosso: la prima per il film sui quattro giorni più brutti della vita di Jacqueline Kennedy dopo l’assassinio del marito presidente, già in odore di premi, se non di Oscar; e la seconda per “Planetarium” (fuori concorso) di Rebecca Zlotowski al fianco di Lily-Rose Depp.

Ecco, nel passaggio sul red carpet Monica Bellucci deve fare i conti anche con questa creatura che sembra una modella gotica, magrissima e dark dentro, anche se fuori brilla di paillettes gialle. Nuovo volto di Chanel, la figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis è al suo terzo film in tre anni e non solo per il cognome che porta, ma anche per le infinite possibilità del suo sguardo, sputato a quello del padre.

Avanzano, le Lily-Rose e le Dakota, subito un passo indietro a Naomi Watts (in “The Bleeder”) e Amy Adams, talmente convincente da esser stata voluta a tutti costi da Tom Ford per “Nocturnal Animals” e da Denis Villeneuve in “Arrival” (entrambi in concorso); e ancora Emma Stone, incaricata per il secondo anno di inaugurare il festival e già attrice feticcio. Dopo “Birdman”, anche “La La Land” di Damien Chazelle sembra in corsa per la statuetta d’oro e metà festival tifa per lei.

Nessuna di loro, tuttavia, ha avuto un dolce dedicato. Quello di Tino Vettorello per la Bellucci è una crema di frutti di bosco con terrina di pesche al prosecco. Delizioso, e ipocalorico.

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