Buccellati, artigianato nobile e prezioso

Alla Marciana di Venezia i capolavori di un maestro dell’alta gioielleria

La leggera rete d’oro e diamanti del bracciale “Tulle” abbaglia da una teca: ha l’essenza morbida di un velo, ma è ricavato da un’unica lastra d’oro, forata a mano con un seghetto per crearne le trame, lucidate poi con panno, acqua e polvere di pietra pomice. Poco lontano è la “Parure Pizzo Venezia” a catturare l’occhio: si chiama così perché è nata dallo studio attento dell’arte al tombolo delle merlettaie di Burano, anche se l’idea di cimentarsi con il pizzo venne a Gianmaria Buccellati quando incrociò la pubblicità di un reggiseno, sfogliando una rivista durante un volo.

Risplende di luce di oro, argento e pietre preziose di ogni colore il già spettacolare Salone sansoviniano della Biblioteca Marciana in Piazza San Marco, a Venezia, che fino al 12 novembre ospita “I capolavori d’arte orafa di Gianmaria Buccellati”, uno dei maestri dell’alta gioielleria mondiale, scomparso nel 2015: a Venezia ha sede la fondazione che ha creato insieme alla moglie Rosa Maria.

«Il suo desiderio era mantenere viva la memoria tattile degli artigiani e la padronanza degli antichi saperi dell’arte orafa», racconta la moglie, «per lui, a Milano, lavoravano cento orafi: se una signora perdeva un orecchino, lui li faceva rifare entrambi, perché nessun gioiello è uguale a un altro».

Erede dell’arte del padre Mario (del quale sono esposti alla Marciana alcuni gioielli, accanto a quelli realizzati dal figlio), Gianmaria Buccellati ha esteso la sua curiosità, abilità e cultura in ogni campo delle pietre e dei metalli preziosi.

A sfidare lo sguardo di chi lo ammira da una teca tutta per lui, c’è così il “Drago” che campeggia anche nei manifesti della mostra: gli occhi rossi di rubino, le ali dispiegate di diamante, attorno al corpo che è un unico, grande, iridescente opale giallo messicano. Se ne erano perse le traccie sino a quando, pochi mesi fa, la Fondazione ha scoperto che sarebbe stato battuto all’asta l’indomani da Sotheby’s a Londra. Questione di poche ore, ma il “Drago” è tornato a casa, per un non precisato prezzo milionario.

Tra bracciali, anelli, orecchini, collane, anche un panda di brillanti che sgranocchia il suo bambù d’oro, un ragno e la sua tela, accanto alla Gran Dama: una spilla dove la perla Melo Melo più grande al mondo diventa la pancia di una donna incinta per inneggiare alla vita.

E, ancora, le grandi coppe in argento a sbalzo che Buccellati realizzò dopo essere rimasto folgorato dal Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, che gli rese omaggio ospitando le sue opere.

La mostra “Gianmaria Buccellati, capolavori d’arte orafa” resterà aperta fino al 12 novembre (10-19, biglietto 6 euro).

Roberta De Rossi

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