Da vocalist di Vasco a spalla del rocker la sfida di Clara Moroni

PADOVA. Si intitola “Unica” ed è il nuovo album di Clara Moroni, per anni vocalist di Vasco Rossi, ora “in proprio” con otto nuove canzoni. Presto la vedremo dal vivo: sarà lei ad aprire i concerti negli stadi del cantante di Zocca, a partire dalla data di Torino.
Quando nasce “Unica”?
«Ho iniziato a lavorare ad alcuni brani due anni fa, mentre altri sono più datati. A settembre, a causa di un infortunio, sono stata costretta su una sedia a rotelle per alcuni mesi: ne ho approfittato per terminare gli ultimi pezzi del disco».
Esce da un periodo molto buio. È stata la spinta per ricominciare con la sua musica?
«Sì, sicuramente».
Nella musica, quindi, c’è la sua vita?
«Scrivo le cose che vivo, che vedo e che sento. Se non ho niente da dire, non scrivo. È per questo che pubblico un album ogni cinque-sei anni: devo vivere per raccontarmi».
Dal punto di vista sonoro questa nuova musica la riallaccia al passato…
«Sono tornata alle mie origini: new wave e rock elettronico anni ’80. Col mio produttore, Cristian Piccinelli, mi sono lasciata andare a qualsiasi tipo di sperimentazione, senza censure stilistiche o commerciali».
È forte sul mercato estero con lavori che si distanziano da questo. C’è l’intenzione di provare un successo internazionale per “Unica”?
«Sono sempre andata all’estero con brani in inglese. L’idea di provarci con l’italiano mi stimola molto, però il genere di questo album è estremamente anglosassone, quindi non so quanto un pubblico straniero possa essere interessato».
“Se avessi un figlio”, il primo singolo, è una lettera che scriverebbe a suo figlio o un pretesto per raccontare la sua visione della vita?
«Volevo scrivere delle cose sbagliate che vedo di continuo. Però non volevo che la mia fosse una critica sterile, ma che ci fosse uno slancio propositivo. Mi sono resa conto che ciò che non mi piace è frutto di quanto successo nel passato. Mi sono chiesta cosa direi a mio figlio, se ne avessi uno: i principi che gli insegnerei per emanciparsi dal degrado sociale, culturale e morale in cui viviamo, frutto di una generazione che è stata incapace di trasmettere i valori. Per cambiare dobbiamo puntare sulle nuove generazioni. E poi volevo ricordare alle persone che, rispetto all’universo e alla Terra, non siamo niente. Quello che rimane di noi è solo l’amore che abbiamo dato».
Com’è nata la decisione di aprire i concerti di Vasco?
«Sapendo che non sarei stata parte della band, ho parlato alla produzione del progetto che stavo portando avanti. Vasco ha risposto “Mi piace!”. Così è nata l’idea».
Come vive l’allontanamento dalla band?
«Mi manca la Combriccola, ma siamo sempre in contatto sul nostro gruppo Whatsapp. E poi li rivedrò a Torino e in tutte le altre date. Sono rimasta piacevolmente sorpresa dalle tonnellate di messaggi di affetto che ho ricevuto, soprattutto dalle donne. Ho scoperto di essere punto di riferimento e fonte di ispirazione per tantissime ragazze. Mi ha fatto veramente piacere».
Sarà strano per lei affrontare il pubblico in questa veste?
«Assolutamente no. Sono sempre stata anche una solista. Forse per il pubblico di Vasco lo sarà, però spero che mi dimostreranno il loro affetto. Sono sempre lo stesso maschiaccio che per 21 anni ha cantato alla destra del palco o al centro, negli interludi. Per me non cambia nulla, spero non cambi nulla nemmeno per loro».
C’è margine per rivederla sul palco con Vasco?
«Chi lo sa, non ne ho idea. La vita mi ha insegnato che non sappiamo cosa ci succederà tra un secondo, quindi vivo qui e adesso».
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