Deluigi, il film che racconta una famiglia d’artisti

Venezia si ritrova in sala per condividere l’emozione di una testimonianza e di un ricordo

Gruppo di famiglia in un interno/esterno. L’interno che si apre all’esterno è quello delle rispettive abitazioni e di Venezia che tutte le circonda. E la famiglia è quella dell’artista spazialista Mario Deluigi - oggi scomparso - con i suoi quattro figli Ludovico, Gianni, Caterina e Filippo. Tutti, a loro modo, creativi e tutti un po’ “vittime” di questa figura di padre adorato ma incombente. Ludovico pittore anch’esso, quasi un vedutista surrealista. Gianni attore e regista teatrale, con un passato anche nel cinema, lavorando con Fassbinder e Veruska, per poi tornare in laguna. Filippo già regista e produttore cinematografico trapiantato a Roma. E Caterina, la prediletta di Mario, che ha scelto volutamente una vita ritirata fatta di letture e di musica, inframezzata dai contatti con i figli. E uno di essi Gian Enrico - in arte Gogò - Bianchi (che è già un giovane e apprezzato regista e direttore della fotografia) è autore dell’emozionante film “I sommersi”. Qualcosa tra il documentario e la realtà - dedicato a questa insolita saga familiare, che per due giorni ha riempito a Venezia la sala del cinema Giorgione di cittadini attenti, intellettuali, critici d’arte. Il tema: la Fondazione Bevilacqua La Masa dedica a Ludovico De Luigi, al traguardo degli ottant'anni, una mostra antologica. Lollo - come tutti lo chiamano - si appresta a chiamare per primi i suoi tre fratelli, Filippo, Giovanni e Caterina. Ma una semplice telefonata scatena rifiuti, titubanze e riaccende le stesse dinamiche consolidate di una famiglia che sembra esprimere i propri contrasti parteggiando verso l’una o l’altra posizione artistica. E così si delineano anche, i differenti temperamenti dei fratelli. Perché i Deluigi sono una famiglia di artisti che ha con Venezia un patto di sangue. Un film per soffermarsi su temi universali come vita, arte, memoria, vecchiaia, educazione allo sguardo, mentre scorrono, tra le altre le immagini filmate d’epoca di un giovane Ludovico come Casanova, sui tetti del Ducale, in fuga dai Piombi e quelle di Apocalypsis urbi et orbi, il film sperimentale di Gianni, girato in laguna. Resta il rammarico - espresso in sala da Gianni Deluigi - che la Mostra del Cinema non abbia voluto inserire questo film, come avrebbe potuto, nella sezione documentaristica.(e.t.)

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