E alla fine questa “Via Lattea” sgangherata e appassionata

Trentacinque anni fa Emir Kusturica esordiva, nel cinema e a Venezia, presentando alla Sic “Ti ricordi di Dolly Bell?” e vincendo il Leone d’oro opera prima. Da allora il regista serbo-bosniaco ha...

Trentacinque anni fa Emir Kusturica esordiva, nel cinema e a Venezia, presentando alla Sic “Ti ricordi di Dolly Bell?” e vincendo il Leone d’oro opera prima. Da allora il regista serbo-bosniaco ha vinto un Leone d’argento (“Gatto nero, gatto bianco”, 1998), vagato per il mondo, e non solo del cinema, cambiando spesso scenari cinematografici ed esistenziali. Ma il suo mondo, i Balcani, gli è rimasto nel sangue, tra guerra, musica, amore e morte, temi che tornano anche in “On the Milky Road”(Sulla via lattea), che chiude il concorso di Venezia 73. «Quando ho deciso di imbarcarmi in questa nuova avventura ero eccitato e spaventato insieme, come all’inizio della mia carriera. Il film è una favola moderna, ed e stato emozionante dirigerlo perché trae spunto da diversi aspetti della mia vita, un ritorno alle origini». Una gestazione lunga, tre anni e mezzo di riprese, tra diverse interruzioni: «è stato estremamente faticoso sul piano fisico» spiega il regista. «Io parlo della guerra, ma spesso il conflitto vero comincia quando finisce». E oltre alla guerra ci sono tutti gli altri elementi di Kusturica, feste e musica, surrealismo e tanta natura, con un preciso lavoro sugli animali: «lavorare con gli animali è un po’ come un’amicizia». E poi ci sono le due attrici, più genuina Sloboda Micalovic rispetto a Monica Bellucci, che pure Kusturica ha voluto dall’inizio. Così il film mostra le stesse contraddizioni del suo autore e della sua regione, sgangherato e appassionato, esplosivo e mistico.

Michele Gottardi

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