Gorizia e Nova Gorica, anche il contrabbando generò amicizia
Dalla Guerra Fredda a Capitale Europea della Cultura 2025, la prima “transnazionale”. Il valore sta nelle differenze, declinate in tanti eventi. La stazione Transalpina, divisa da un confine ora invisibile, per un anno è (e sarà) cuore del continente

Un tempo il Valico della Casa Rossa era la cesura fra due mondi. Vicini eppur lontani, lontanissimi. Solo a pronunciarlo metteva soggezione. A Gorizia finiva l’Italia, a Nova Gorica iniziava la Jugoslavia. Il confine era una barriera culturale, politica, commerciale.. I controlli alla dogana erano ossessivi. I “graniciari” vigilavano ed erano molto occhiuti… Il piccolo contrabbando era all’ordine del giorno.
Persino la piazza della stazione Transalpina era diviso in due. Di qua il piazzale, di là la stazione (lo scalo storico di Gorizia,costruito dagli austriaci), che serviva agli jugoslavi…Che serviva alla loro nuova città, edificata in men che non si dica
Di là caffè, jeans e giornali erotici. Di qua carne e benzina…

Dal 1947 al 1955 (dal Trattato di Parigi che impose il nuovo confine, a quello di Udine che ne alleggerì le conseguenze) la chiusura fu pesante da sopportare. Poi arrivarono i “lasciapassare” per i residenti (Prepustnica in sloveno) e almeno le persone poterono rivedere i propri familiari o fare manutenzione ai beni rimasti dall’altra parte del confine…
Questo periodo storico è documentato, oltreché nello Smart Space della Fondazione Cassa di Risparmio, con effetti anche multimediali, in due piccoli musei posti sul valico di Rafut, in città. Nell’ex postazione di frontiera italiana c’è il Museo del Lasciapassare / Prepustnica e dall’altra parte, in una casermetta, dove un tempo c’era la sbarra slovena, quello sul contrabbando di frontiera, che è una delle quattro sedi del Goriški Muzej.
Contrabbando di necessità, si potrebbe dire: caffè, jeans e persino riviste “erotiche” che finivano in Jugoslavia; carne e benzina in taniche che arrivavano di qua. Le amicizie facilitavano questi rischiosi traffici. Generarono legami, in un periodo in cui le due città erano divise su tutto.
Solo con la nascita della Slovenia (1991) e con l’adesione del paese all’Unione Europea (2004) e poi al Trattato di Schengen (2007), che comportò l’apertura del confine, la situazione migliorò subito. Di colpo furono cancellati anni di tensioni e di diffidenze. Anche l’apertura delle case da gioco a Nova Gorica, negli hotel “Park” e “Perla” della Hit, contribuì a dare i primi scossoni alla rigidità del confine.
Abbattere muri e costruire ponti è il nuovo leitmotiv nei rapporti fra Gorizia e Nova Gorica. Trasformare le differenze in un valore. In un pensiero plurale arricchente, per guardare al futuro in un’ottica comune,aprendo orizzonti culturali impensabili fini a qualche anno fa. Poche città come Gorizia e Nova Gorica oggi sintetizzano e danno un senso ai valori fondanti dell’Europa unita. Non a caso sono state scelte, insieme (ed è la prima volta che succede nei 27 anni del riconoscimento), come Capitale Europea della Cultura., seppur insieme alla tedesca Chemnitz, che all’epoca della disciolta DDR si chiamava Karl Marx Stadt.
Dal cimitero diviso, alla piazza Transalpina simbolo di unione

Certo che la storia è davvero capricciosa, se è vero che oggi proprio le divisioni di quel confine italo jugoslavo (e oggi Italo-sloveno) e le contrapposizioni che hanno generato sono diventato un valore. Anzi, di più. Sono diventate l’abbraccio fra due città, Gorizia e Nova Gorica, fra due popoli, fra due economie; nel nome della cultura. “Go!2025” è lo slogan della prima capitale europea della cultura transfrontaliera, una storica e ricca d’arte e l’altra più giovane e aperta al nuovo.
“Go, dalla sigla delle targhe automobilistiche sia italiana che slovena: geniale! “Go! Borderless”, ovvero senza confini. Ed ecco che quella linea che tagliava in due il piccolo cimitero di Miren (in italiano Merna) è diventata invisibile. Come quella che tagliava in due tanti paesi, comunità, persino stalle, vigneti e frutteti. Che tagliava in due anche il piazzale della stazione Transalpina di Gorizia (che funziona ancora lungo la stessa spettacolare linea che univa Trieste alla Mitteleuropa), oggi Piazza Europa.
Laddove l’8 febbraio scorso è avvenuta l’inaugurazione dell’anno da “capitale europea” delle due città, alla presenza dei capi di stato di Italia e Slovenia, Sergio Mattarella e Nataša Pirc Musar, e dei sindaco delle due città, Roberto Ziberna e Samo Turel. Un anno pieno zeppo di eventi di alto livello, fra musica, arte, storia e iniziative di ogni genere. In cui sarà impossibile non trovare un buon pretesto per fare un salto nelle due città. Un’occasione per capire che, seppur in lingue diverse e in un crocevia di culture (slava, latina e germanica), è nell’incontro che queste due città in riva all’Isonzo hanno sublimato un’amicizia già sancita dalla storia. In chiave europea.
Se Gorizia è di suo una piccola capitale aristocratica, con piazze di bellezza ottocentesca, discrete ma non prive di monumentalità, palazzi antichi dal piacevole stile retrò, vie porticate su cui si affacciano vecchie botteghe e laboratori di artigiani, e un castello (in parte ricostruito) che svetta sull’abitato, tanto da essere considerata la “Nizza austriaca”, completamente diversa è Nova Gorica, città di fondazione, costruita da zero nell’immediato dopoguerra dal governo di Belgrado su volontà di Tito, per creare un nuovo centro di riferimento culturale, amministrativo ed economico per gli sloveni separati da Gorizia capoluogo.
Drammi e sfide generati dallo strappo del nuovo confine tra Italia e Jugoslavia. La città fu progettata dall'architetto e urbanista Edvard Ravnikar, con la collaborazione di Jože Plečnik (il collega che negli anni ‘20 lasciò un’impronta artistica indelebile nel centro di Lubiana) ed è lambita dal fiume Isonzo, che proprio lì si apre verso la pianura e il mare dopo aver attraversato una valle di grande bellezza naturalistica.
Il castello che “guarda” il monastero oltre confine

La Gorizia dal fascino mitteleuropeo, la si coglie ancora in Piazza della Vittoria, dove è evidente l’anima multiculturale della città. Lo stile barocco dei palazzo rimada ai fasti dell’Austria Felix. E poi i vicoli che salgono al castello, via Roma e Corso Verdi. E poi l’antica via Rastello, fiancheggiata da storiche botteghe: qui durante il periodo jugoslavo arrivavano da Est a fare acquisti, specialmente di quei jeans, icona di modernità, che di là non erano ancora arrivati. Il castello, annunciato dalla Porta Leopoldino,è il punto più alto della città, ne è il simbolo.

Il primo nucleo del maniero risale al XII secolo, quando i Conti di Gorizia avevano giurisdizione e controllo militare e politico in un territorio molto vasto. Straordinario il panorama che vi si gode. Dall’altra parte del confine c’è Kastanjevica, il complesso francescano dove è passata la storia di questa zona. Vi è sepolto l’ultimo re di Francia, Carlo X. Il luogo è famoso per la sua preziosa collezione di rose e per una raccolta di incunaboli antichissimi.
Cirque du Soleil, Sting e gli altri eventi

Gorizia sta vivendo “Go! 2025” con il fervore di chi sente di avere l’occasione giusta per “sdoganare” (nel vero senso della parola) una storia di separazione e lo sta facendo con grande convinzione. Vedi persino l’istituzione di linee urbane di autobus transfrontaliere. Fioriscono idee e iniziative, basta consultare il portale www.go2025.eu per apprezzare l’ampiezza della proposta, che coinvolge anche Trieste e Udine. Il 25 maggio a Gorizia arriva il Giro d’Ityalia, il 25 luglio il saltatore con l’asta Armand Duplantis, una leggenda per i suoi record, salterà in piazza Transalpina: corsia di rincorsa in Italia, asta sul confine, e tappeto di atterraggio in Slovenia… Che metafora!
Le Cirque du Soleil sarà a Trieste, al Porto Vecchio, sotto il grande tendone di Alegria, con acrobazie che metteranno in discussione il confine fra sogno e realtà. A Gorizia fino al 30 giugno è esposto “La presa di Cristo” del Caravaggio, allo Smart Space della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia. A Udine i mostri di Mizuki nella mostra “Mondo Mizuki, Mondo
Yokai” a Casa Cavazzini.Anche la musica propone grandi appuntamenti Alfa (Andrea De Filippi) in concerto a Gorizia, il 25 luglio, alla “Casa Rossa Arena”; Alanis Morissette a Villa Manin di Passariano il 22 giugno,nello stesso luogo il 9 luglio si esibirà Sting. Mentra ancora a Gorizia e ancora alla “Casa Rossa Arena” concerto dei Thirty Seconds to Mars, di Jared Leto: spettacolo che si annuncia travolgente. Il 17 luglio allo stadio “Nereo Rocco” di Trieste si esibirà Robbie Williams.Fino al 4 maggio sono in corso le mostre di Andy Warhol “Beyond Borders” (a palazzo Attems Petzenstein di Gorizia) e di Steve Mc Curry (“Sguardi dal mondo”) al Salone degli Incanti di Trieste. Sempre a Gorizia, fino al 4 maggio, è visitabile la mostra “Ungaretti poeta e soldato. Il Carso e l’anima del mondo. Poesia pittura storia”. Il calendario comprende tantissime altre iniziative. Alcune sono dedicate al cinema, altre ad incontri con autori, altre ancora all’enogastronomia. Altro valore che nei secoli ha accomunato questa zona, con contaminazioni diverse. Piatti che cambiano nome a seconda del confine, ma che restano gli stessi. Figli di un’unica tradizione, che non ha nazionalità…
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