Il cubo in cemento che offende le montagne Bufera sull’arena della musica di San Candido

La struttura edificata nella piazza del paese ha suscitato l’indignazione di residenti e villeggianti della cittadina 

san candido

Un ecomostro nella piazza del paese. A pochi metri dalla Collegiata dell’XI secolo, uno dei più insigni esempi di architettura romanica del nord Italia. Davanti alla chiesa settecentesca di San Michele. Un cubo in cemento che copre la visuale, splendida, sul centro e sulle montagne dei Baranci, simbolo della cittadina dell’Alto Adige mèta di vacanze per moltissimi amanti della montagna. Resa celebre anche dallo sceneggiato “A un passo dal cielo”.



Ma qualche settimana fa è spuntata la grande “arena” in cemento. Delibera approvata dal Comune, permessi in regola a quanto pare. Indignazione che già scorre, tra i tanti ospiti più o meno illustri di San Candido. Un cubone di cemento di nove metri di lato, piazzato in mezzo alla piazza, che toglie la vista e sta provocando furiose proteste dei residenti e anche dei numerosi turisti che “scoprono” la novità.

«Architettura nazista» la definisce senza mezzi termini il critico Vittorio Sgarbi. «Hanno costruito un mostro chiamato Pavilion per la musica» scrive, «e già questa definizione basterebbe a chiederne la demolizione. Si tratta più semplicemente di un orrendo cubo di cemento armato, simbolo di una architettura nazista».

Proteste anche dal presidente dell’Apt, l’albergatore Dietrich Wurmbock. I villeggianti annunciano raccolta di firme e un esposto alla Procura e alla Soprintendenza. Per uno sfregio senza precedenti, che rischia di compromettere le tante cose di qualità realizzate dal comune dell’Alta Pusteria negli ultimi anni e la sua attenzione all’ambiente e alla conservazione dell’edilizia di pregio.



Invece del piccolo padiglione per i concerti della banda e le premiazioni delle gare della scuola sci, adesso San Candido è deturpata dal grande cubo. Hans Schmieder, assessore all’ambiente, lo difende a spada tratta. «L’architettura moderna fa discutere, capiranno. È come la piramide del Louvre. Risultato di un concorso di idee, progetto approvato dalle Belle Arti». Ma la protesta aumenta. Come l’indignazione di chi vede la piazza sfregiata da un enorme costruzione che nulla ha a che vedere con contesto e paesaggio. —





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