Il prof di chimica che ama De André: «Colleziono tutto di Faber dal 1982»

PADOVA. Circa duemila pezzi compongono la collezione di Mirto Mozzon, professore di fondamenti chimici delle tecnologie al dipartimento di ingegneria industriale dell’Università di Padova, con un’inesauribile passione per la musica di Fabrizio De André. Molti lo ritengono il più grande collezionista italiano dell’opera di Faber.
La passione
Ha cominciato a collezionare i dischi di De André nel 1982, dopo aver assistito a un suo concerto all’ex palasport San Lazzaro. Da allora, Mozzon, classe 1954, ha continuato a raccogliere rarità, spesso introvabili. Sono passati 20 anni dalla morte di Faber, avvenuta l’11 gennaio 1999, ma il docente non ha mai smesso di ricercare le chicche della sua discografia.

«Possiedo migliaia e migliaia di oggetti distribuiti soprattutto in dischi in vinile, principalmente in tre categorie: normal play, extended play e long play», fa sapere Mozzon, «Di ogni disco in vinile, uscito in negozio, ho almeno 30 copie alternative che differiscono per l’editing nelle label, le copertine e in alcuni casi anche negli arrangiamenti e nei testi delle canzoni. Poi, nella mia collezione, rientrano le stereo 7, denominate anche K7, cioè quelle che noi chiamiamo comunemente musicassette o cassette; le stereo 8, chiamate anche S8, che sono supporti su nastro magnetico più grandi delle Stereo 7; i laser disc, ovvero audiovisivi quasi del tutto sconosciuti in Italia, dotati di una qualità molto più elevata rispetto alle vhs. E ancora, i cofanetti, i flexy-disc, che erano 45 giri promozionali, le lacche, ossia i provini su dischi composti da una lamina di alluminio rivestito da un sottile strato di pasta di vinile. Ho alcune matrici o stampatori, pezzi unici e di difficile reperibilità. A bobine, promo e dvd, cd singoli e vhs, ho aggiunto pezzi di altri artisti che hanno reinterpretato le canzoni di De Andrè».
La rarità
Parafrasando le parole della canzone “Andrea” di De André, qual è «la perla più rara»? «Il disco in vinile con la versione inglese dell’intero album di “Tutti morimmo a stento”, di cui si conosce una sola copia, è “la perla più rara” nella discografia di Fabrizio De André», risponde il prof di origini pordenonesi, «La possiede un collezionista barese di dischi in vinile. Un’altra perla rara, che però appartiene alla mia collezione, è una speciale edizione dell’album del 1981, intitolato “Fabrizio De André”, ormai considerata vera e propria rarità. È l’edizione promozionale “Merano 81”, la cui versione commerciale è stata soprannominata “l’indiano” per la riproduzione nella copertina del dipinto di Frederic Remington».
Da Bocca di Rosa
Era un giorno del 1967 quando Mozzon si innamorò della musica di De André ascoltando quasi per caso alla radio “Bocca di rosa”. «Mi colpì la sua voce calda, piena di tonalità», racconta, «Per scrivere una canzone del genere, bisogna essere un genio. Le sue erano poesie cantate. Quando ho iniziato a collezionare tutto ciò che lo riguarda, la passione si trasformò in “malattia”. Acquistavo tutte le edizioni che presentavano una piccola differenza l’una dall’altra. Il 45 giri di “La cattiva strada/Amico fragile” è un’altra particolarità della mia collezione. È un disco mai ufficialmente distribuito, in cui c’è una versione diversa di “La cattiva strada” rispetto a quella presente nell’lp “Volume 8°”, oppure dai cd o dalle edizioni internazionali poste in commercio». L’unico rammarico: « Non aver potuto incontrare De André».
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