La Biblioteca Antoniana e quel destino legato ai francescani, dal Medioevo ad oggi
I tesori del Santo: il primo nucleo della raccolta si collega all’attività didattica e attualmente conserva 828 manoscritti e 260 incunaboli

PADOVA. La Biblioteca Antoniana di Padova ebbe origine nella prima metà del XIII secolo. La sua storia si intreccia con quella della comunità dei frati francescani della Basilica del Santo, dal Medioevo a oggi custodi del santuario.
Non solo manoscritti: la Biblioteca Antoniana di Padova
Il primo nucleo della raccolta libraria si ricollega sicuramente all’attività didattica subito avviata nel piccolo convento originario da Sant’Antonio, non solo predicatore popolare ma primo “lettore” di teologia nell’Ordine, con l’approvazione di Francesco d’Assisi. Quali “pietre di fondazione” sono considerate due donazioni documentate: nel 1237 magister Aegidius, canonico della cattedrale di Padova, legava nel testamento ai frati un codice contenente i Sermones di Sant’Antonio (da identificare forse nell’attuale ms. 720, alla base dell’edizione critica dell’opera antoniana); verso il 1240 il canonico della cattedrale, Uguccione, nipote del vescovo di Padova, donava al convento una preziosa Bibbia glossata parigina in 25 volumi, con miniature di magister Alexander, capo di uno dei principali atelier di Parigi.

La raccolta crebbe attraverso donazioni, lasciti e l’opera di copisti interni. La finalità caratterizzante della biblioteca rimase infatti la preparazione dei frati per l’attività pastorale – soprattutto la predicazione – a cui si aggiunse l’insegnamento universitario della filosofia e della teologia in via Scoti nella Facoltà delle arti, affidato ai frati (dalla metà del Quattrocento).
Impulsi importanti per lo sviluppo della Biblioteca Antoniana derivarono dall’istituzione della Facoltà di teologia nell’Università di Padova (1363); dal riconoscimento nel 1437 dello Studio conventuale del Santo quale Studium generale, ossia di livello universitario; infine dall’elevazione dello Studio interno a Facoltà teologica nel 1630, concessa da Urbano VIII su richiesta del governo veneziano.
Tesori del Santo, la Biblioteca Antoniana e i suoi inestimabili tesori
Un secolo burrascoso per il Convento del Santo e la Biblioteca fu l’Ottocento. Nel 1810 il decreto napoleonico di soppressione degli istituti religiosi costrinse i frati a una presenza ridotta, quali semplici ufficiatori e custodi della Basilica, fino al 1826, quando la comunità poté ricostituirsi sotto il dominio austriaco. Un’altra crisi derivò dall’annessione del Veneto al Regno d’Italia con l’applicazione di leggi ostili agli ordini religiosi. A preservare la Biblioteca Antoniana dalla dispersione era stata, all’arrivo dei francesi a Padova nel 1797, l’accortezza del bibliotecario P. Bonaventura Perissuti, poi nel 1867 fu l’intervento della Veneranda Arca di S. Antonio, che rivendicò la proprietà della biblioteca.

Attualmente conserva 828 manoscritti, dei quali circa 600 medievali (compresi 41 grandi libri corali, con una serie di antifonari e graduali miniati del 1340-1360); inoltre 260 incunaboli, 3.200 edizioni del XVI secolo, e una notevole collezione di edizioni ebraiche. Annesso alla Biblioteca vi è l’Archivio musicale della Cappella Antoniana, con oltre 9.000 composizioni (particolarmente importanti gli autografi di Giuseppe Tartini). —
*direttore della Biblioteca Antoniana
Argomenti:tesori del santo
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