La Crusca, esci il cane e l’onda social: la vita difficile degli Accademici

Non si leggono più notizie ma commenti, e questo è il risultato. Quanto a “mona”, caro Zaia si tranquillizzi: sul dizionario c’è già
Sarebbe meglio continuare a evitare di "uscire il cane" al di fuori di determinati contesti. E perché? Presto detto: leggere fino in fondo! (link: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/entrare-uscire-salire-scendere-transitivi-fu). Così l'Accademia della Crusca in post sul profilo Twitter. TWITTER ACCADEMIA DELLA CRUSCA +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++
Sarebbe meglio continuare a evitare di "uscire il cane" al di fuori di determinati contesti. E perché? Presto detto: leggere fino in fondo! (link: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/entrare-uscire-salire-scendere-transitivi-fu). Così l'Accademia della Crusca in post sul profilo Twitter. TWITTER ACCADEMIA DELLA CRUSCA +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

Lunedì ho letto un lancio dell’agenzia Ansa: «Quella della Crusca “è una cazzata pazzesca... se continua così chiederemo l’abilitazione della parola “mona”» . Scherza così il governatore veneto Luca Zaia con l’inviato di Striscia la Notizia che, travestito da Matteo Salvini con tanto di giubbotto d’ordinanza, gli chiede fuori da palazzo Chigi un commento sulla decisione della Crusca di sdoganare un modo di dire tipicamente siciliano come “esci il cane”.

La stupidata pazzesca, in realtà, l’ha detta l’intervistatore, che sfido a indicarmi quando mai l’Accademia della Crusca si è occupata dell’espressione “uscire il cane”, dandole via libera. Il fatto non è mai avvenuto, né potrebbe avvenire: l’Accademia della Crusca non ha né il potere né il compito di autorizzare alcun costrutto grammaticale. Il suo compito è quello di studiare e analizzare gli usi linguistici.

Telefono senza fili. Ma perché l’inviato di Striscia la notizia ha fatto questa domanda al Presidente della nostra Regione, traendolo in inganno? Per guadagnarsi un tapiro, che sarebbe meritatissimo? Penso di no.

L’ha detto, perché, nell’epoca dei social network ormai non si ragiona più sulle notizie, controllate e verificate, ma sui commenti alle notizie (anzi, sui commenti ai commenti ai commenti delle notizie); e, come capita al telefono senza fili, si parte da una notizia esatta e si arriva alla più piena fantasia.

Una risposta chiara. Ricostruiamo cosa è successo. Venti giorni fa, Vittorio Coletti, che è stato professore di Storia della lingua italiana a Genova ed è Accademico della Crusca, ha risposto a un lettore che aveva chiesto al Servizio di consulenza della Crusca «se è lecito costruire il verbo sedere con l’oggetto diretto di persona: siedi il bambino, siedilo lì ecc. ».

La risposta aveva un titolo inequivocabile («Siedi il bambino? No, fallo sedere!») e una spiegazione più elaborata, nella quale è stato incidentalmente citato anche l’uso transitivo, diffuso nell’italiano delle regioni meridionali, di “uscire” in frasi come “esci il cane”.

Che cosa ha scritto di così scandaloso Vittorio Coletti? Che l’uso transitivo di “sedere”, attestato almeno dall’Ottocento («siedilo sopra una poltrona damascata» in un libro pubblicato a Cremona nel 1865) ricorre in molte produzioni, anche scritte.

Data la sua diffusione in tutta Italia (non solo al Sud; lo si trova anche nel piemontese Fenoglio), è difficile censurarne l’uso. Coletti ha fatto il suo mestiere. Chi studia l’italiano, deve descrivere i fenomeni, monitorarne l’uso, indicare se si tratta di usi incipienti o di usi che serpeggiano, magari sotterraneamente, da tempo. Proprio quello che Vittorio Coletti ha fatto.

bufala e doppia bufala. Ma domenica è accaduto quello che era già accaduto quando l’Accademia della Crusca ha dato una garbata e ineccepibile risposta al bambino che aveva usato l’inesistente “petaloso”, spiegandogli come fa una parola a entrare nei vocabolari: qualcuno ha iniziato a mettere in giro la voce che la Crusca (la Crusca, non i parlanti e gli scriventi) ha “sdoganato” l’uso transitivo di “sedere”, e, per aggiungere benzina sul fuoco, anche quello di “uscire” (che era stato semplicemente menzionato).

E quando il presidente della Crusca, Claudio Marazzini, il presidente onorario Francesco Sabatini, lo stesso Vittorio Coletti hanno cercato di spiegare cosa c’era scritto davvero in quella nota che pochi hanno letto e molti hanno commentato scandalizzati, nessuno ha ammesso di aver preso un granchio commentando cose che non conosceva, ma è stata diffusa un’ulteriore bufala: la Crusca ci avrebbe ripensato.

Il rischio. Anni fa uno studioso tedesco aveva scritto che l’Accademia della Crusca appariva come una delle Accademie linguistiche più moderne, perché non si era chiusa nelle sue stanze, si era messa al servizio della comunità, partecipava ai dibattiti linguistici pubblici.

L’ha fatto anche comunicando su Internet, su Facebook, su Twitter. Il risultato è che talvolta, inevitabilmente, si trova immersa nella post-verità e nelle polemiche infondate, ma che, a forza di essere ripetute, sembrano vere.

Quanto a Luca Zaia, che chiede l’abilitazione di “mona”, vorrei tranquillizzarlo. Non occorre aspettare l’intervento della Crusca, perché “mona” si trova già nei vocabolari della lingua italiana, da anni: in quello della Treccani, nello Zingarelli, e poi nel Devoto-Oli, nel Garzanti e nel Palazzi-Folena, tutti e tre aggiornati da accademici della Crusca, e anche nel Sabatini-Coletti (sì, lo stesso Coletti al centro delle assurde polemiche di questi ultimi giorni).

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