La Serenissima e l’arte della crudeltà orrore pop a palazzo

A Venezia esposti cinque secoli di crimini e giustizia  tra antichi documenti e sessanta strumenti di morte  
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 29.03.2018.- Mostra Venice Secrets Crine & Justice. Palazzo Zaguri, Campo San Maurizio.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 29.03.2018.- Mostra Venice Secrets Crine & Justice. Palazzo Zaguri, Campo San Maurizio.

La morte entra con la vita a Palazzo Zaguri, magnifico edificio gotico interamente restaurato e subito messo al servizio di una mostra insolita, che si annunciava pulp e si rivela pop, che doveva suscitare orrore e invece strappa sollievo, a fronte di una parata di macchine di tortura che racconta il sublime senso della crudeltà della Repubblica Serenissima.

“Venice Secrets: Crime & Justice”, presentata ieri alla stampa con il brivido di una giornalista rimasta bloccata per venti minuti in ascensore, e aperta al pubblico da domani, racconta cinque secoli di crimini e giustizia distribuiti su quasi 3 mila metri quadrati, cinque piani e trentasei stanze, tra ombre sinistre, cigolii sospetti, sfregamenti di corde e, in futuro, anche l’odore dei Piombi.

Organizzata da Venice Exhibition srl, la società di Mauro Rigoni già promotrice dell’indimenticata “Real bodies” a Jesolo, la mostra con vista su campo San Maurizio allinea una cinquantina di documenti dell’Archivio di Stato, sessanta strumenti di morte provenienti da musei e collezioni private, uno scheletro vero racchiuso in una gabbia delle torture opportunamente caduto in Canal Grande alla vigilia dell’apertura per accendere subito qualche fremito, un corpo plastinato con tanto di massa tumorale all’intestino collocato all’interno di un teatro anatomico.

La parte splatter finisce dove inizia, invece, l’impegno del curatore Davide Busato, il lavoro del comitato scientifico (Michela Dal Borgo dell’Archivio di Stato, Giovanna Fiume dell’Università di Palermo, Roberto Paparella del Museo Criminologico di Casale di Monferrato, Claudio Povolo di Ca’ Foscari), la cura conservativa dell’architetto Alberto Torsello che ha realizzato il restauro costato cinque milioni di euro e due anni di lavori e l’apertura, a piano terra, della libreria Ubik.

Dietro tanta profusione di chiodi, ferri, ceppi, ganci, lame, ruote e persino seghe lunghe un metro, s’intravede il buio di una Serenissima che non perdonava neppure i suoi dogi - Francesco Foscari, la congiura di Marino Falier - che rinchiuse in prigione Giacomo Casanova (al quale è dedicata una sezione nel sottotetto del palazzo), che assistette ai giorni drammatici di Veronica Franco, Paolo Sarpi, Giordano Bruno, il conte di Carmagnola.

Il rischio folk dell’horror, cioè il ridicolo, sfiorato ieri con la decapitazione di un fantoccio, viene meno a fronte di macchine come la “fallber”, ghigliottina ante litteram, che usava, al posto della lama, una mazza per straziare la testa lentamente. O il banco di stiramento, per tirare le ossa fino a spezzarle; o ancora la sedia del fuoco, sulla quale il condannato (lasciato digiuno per dieci ore) era legato e sotto la quale erano sistemati carboni ardenti. Tra i piedi e il fuoco, solo una tavoletta, che veniva tolta ogni volta che il disgraziato non rispondeva.

L’ingegno della sevizia si sublima con lo “straziaseni”, la pinza di ferro con la quale si strappava il seno alle adultere, con le sedie chiodate, ma anche con i collari dotati di campanelli, per la pubblica gogna.

Per i turisti, sarà un viaggio in una Venezia sorprendente, poiché sconosciuta, nella quale incredibilmente si soffriva, si marciva in galera, e non era solo Carnevale, al prezzo di sedici euro (dodici il ridotto), aperta anche ai bambini che, a dispetto della pubblicità negata da Actv perché ritenuta troppo cruda, potrebbero diventare il vero pubblico della mostra, aperta fino al primo maggio. Poi lo scenario cambia. Saggiato il terreno, Venice Exhibiton porterà a Palazzo Zaguri «la più grande mostra di anatomia Real Bodies», questa volta senza sversamenti di tibie in acqua, e una mostra permanente su Casanova.

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