La viola organista immaginata da Leonardo suona a Treviso, è la prima volta in Italia

TREVISO. I disegni dimenticati del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci del progetto per uno strumento musicale che fosse assieme a tastiera e arco, una viola organista che avesse l’aspetto e funzionasse come un pianoforte ma desse il suono di una viola, sono stati scoperti nel 2009 da Slawomir Zubrzycki, pianista, violinista, compositore e realizzatore di strumenti musicali, che quello strumento ha costruito e suonerà venerdì 1 febbraio per la prima volta in Italia nella chiesa di San Teonisto di Treviso per le celebrazioni del cinquecentenario della morte di Leonardo.
La mattina seguente, sabato 2 febbraio, il musicista incontrerà gli studenti e il pubblico per una conferenza in cui racconterà le vicende della scoperta e della successiva costruzione della viola organista, versione creata cinque anni fa sul progetto leonardesco e attingendo anche da altri strumenti risalenti al periodo compreso tra il 1575 e il 1625.
Funziona «tirando le corde con l’ausilio di un meccanismo a tastiera e a corda verso una serie di archi a forma di ruota o un arco simile a una cinghia senza fine, composta da crine di cavallo su cui è stata applicata della pece» spiega Zubrzycki. «Gli archi vengono azionati da un dispositivo collegato al pedale, che li mette in moto facendo vibrare le corde e producendo quindi il suono. Il meccanismo della tastiera è in grado di controllare dinamiche, articolazione e vibrazione, mentre la velocità di movimento degli archi aumenta e modifica il colore del suono».
Nell’album di Bjork
Con questo strumento il musicista ha inciso due dischi e per il secondo è stato invitato dalla cantante Bjork, che ha inciso una versione acustica del suo ultimo album, “Vulnicura”, per voce, viola, organo e quartetto d’archi. Il video del primo concerto a Cracovia della viola organista è stato visualizzato su YouTube da oltre 3 milioni di persone.
Il padre di Galileo
Tale strumento per Leonardo, che però non lo costruì mai, avrebbe prodotto un suono continuo come l’organo, ma con la possibilità di modulare sonorità e dinamiche creando l’effetto vibrato degli strumenti a corde e così, con una scala estesa, avrebbe potuto sostituire l’intera sezione a corda. Quello di Zubrzycki non è stato il primo strumento di questo genere, e lui stesso racconta che la testimonianza più antica ne riguarda uno costruito nel 1575 a Norimberga da Hans Heiden: «Presentava un arco simile a una cinghia senza fine e venne chiamato Geigenwerk» spiega. «Sappiamo che arrivò nelle mani di Orlando di Lasso, maestro di cappella alla corte di Monaco, dove un altro italiano, anche lui toscano come Leonardo, il compositore e teorico di musica Vincenzo Galilei, padre di Galileo, ebbe l’opportunità di suonarlo. Vincenzo Galilei menziona brevemente questo strumento e, soprattutto, un modello precedente di origine italiana. Successivamente, Heiden ne costruì una versione perfezionata, probabilmente a seguito dei commenti di chi la usò, dotata di archi a forma di ruota e di un meccanismo a corde molto simile, e ugualmente ingegnoso, a quello mostrato nei disegni di Leonardo, che penso quindi lui avesse potuto studiare. La descrizione dello strumento di Heiden, che ne delineava anche le caratteristiche del suono e le proprietà musicali, venne pubblicata nel 1618 dal musicista Michael Praetorius nel suo Syntagma Musicum».
Nel tempo vi furono altri tentativi di ricostruire quello strumento dandogli sempre nomi diversi, ma furono tutti esperimenti di breve durata.
Il concerto del primo febbraio fa parte della stagione dedicata a Treviso alla musica antica, organizzata dalla Fondazione Benetton e dall’Associazione Almamusica col patrocinio della Città di Treviso. —
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