Le conseguenze della lirica Vita da castrati

A Padova studio e rivelazioni senza precedenti grazie alle ossa di un cantore evirato del ’700
Di Elisa Fais

di Elisa Fais

Come vivevano i castrati, qual era il loro destino fuori dai teatri nei quali le loro voci acute erano richiestissime e acclamate? A che prezzo pagavano un successo che non avevano cercato, e che era stato loro imposto spesso solo per la disgrazia di essere nati poveri, o di essere soli al mondo?

Solo a cavallo tra Ottocento e Novecento la pratica è stata messa definitivamente fuori uso, e se si considera che nei secoli di maggior espansione del fenomeno dei “castrati” (o cantori evirati, o soprani naturali) furono almeno quattromila i ragazzi a subire questa sorte, l’interrogativo ha una sua ragione d’essere.

Per questo, un gruppo di studiosi padovani ha voluto saperne di più e ha riesumato e ostudiato i resti di Gaspare Pacchierotti, uno dei maggiori castrati della storia. Le ossa sono state dissepolte dai ricercatori del gruppo di Medicina umanistica dell’Università di Padova per poter studiare gli effetti che la castrazione ha avuto sul suo corpo: è il primo scheletro completo di un cantante castrato mai studiato al mondo.

Pacchierotti, nacque a Fabriano nel 1740 e iniziò la sua brillante carriera musicale nel 1765 nella Cappella di San Marco a Venezia. Grazie alla sua voce inconfondibile, in poco tempo divenne una vera e propria star. Lo scrittore francese Stendhal paragonò il suo canto a “un miracolo”. Fu richiesto anche da Leopoldo II d’Asburgo, Maria Antonietta e Napoleone, fu chiamato ad inaugurare sia il Teatro alla Scala che il Gran Teatro La Fenice. Pacchierotti si ritirò dalla sua lunga carriera per trascorrere gli ultimi anni nella sua villa di campagna alla Mandria, alla periferia di Padova. Morì nel 1821 e fu sepolto, come desiderava, nella cappella che sorge accanto alla villa Pacchierotti - Zemella.

I resti sono stati esumati e analizzati dal team del Dipartimento di Scienze cardiologiche, toraciche e vascolari dell’Università di Padova composto da Alberto Zanatta, Fabio Zampieri, Giuliano Scattolin e Maurizio Rippa Bonati. I risultati della ricerca sono stati ora pubblicati sulla rivista “Nature Scientific Reports”.

Sono trovate prove non solo della castrazione, ma anche dell’occupazione di Pacchierotti come cantante d’opera, grazie alla combinazione di diverse tecniche di indagine, quali la Tac, l’analisi antropologica, la microTas e la radiografia.

«Ancor prima che raggiungesse la pubertà, prima dei dodici anni, Pacchierotti subì un intervento di asportazione delle gonadi», spiega il dottor Alberto Zanatta, antropologo. «All’epoca i bambini delle famiglie povere venivano castrati per fargli mantenere una voce infantile e introdurli così nella carriera della lirica. Dal punto di vista sanitario l’perazione era pericolosa, molti bambini non sopravvivevano. L’ntervento era illegale e veniva eseguito da macellai che castravano i maiali con pinze e tenaglie».

I test sullo scheletro di Pacchierotti hanno dimostrato che la castrazione ha influenzato fortemente lo sviluppo fisico dell’rtista. «Era più alto della media, oltre un metro e novanta», aggiunge Zanatta, «le ossa sono particolarmente lunghe, i fianchi sono larghi e la cassa toracica è ampia. Pacchierotti soffriva inoltre di osteoporosi». Caratteristiche che in genere si riscontrano anche negli uomini che hanno bassi livelli di testosterone. «Abbiamo identificato altri aspetti correlati all’attività di Pacchierotti», spiega l’esperto. «Quando cantava durante le prove e si esibiva sul palco, doveva mantenere la stessa postura per molte ore di seguito. Le vertebre cervicali hanno subito gravi danni perché la nuca veniva sempre allungata verso l’alto, allo scopo di tenerla distante dalle spalle. Per lo stesso motivo, i muscoli accessori alla respirazione e i muscoli per il movimento delle braccia erano particolarmente sviluppati: infatti abbiamo trovato nelle ossa le cosiddette inserzioni muscolari e tendinee».

Anche i denti del cantante lirico hanno subito traumi dovuti alla castrazione. «Soffriva di bruxismo e ipoplasia dello smalto», sottolinea il dottor Zanatta. «Le corone dentali sono completamente scomparse appunto per un continuo digrignare i denti, molto probabilmente a causa dello stress che Pacchierotti ha dovuto sopportare».

L’asportazione dei testicoli ha chiaramente impedito a Pacchierotti di diventare padre, ma le cronache del tempo lo descrivono come un rubacuori. «Se i bambini venivano castrati dopo i sette anni potevano mantenere in età adulta la funzionalità erettile», spiega il ricercatore «e pare che Pacchierotti avesse molte partner, anche se di fatto non poteva riprodursi».

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