L’onda moderna che rivoluzionò il senso dell’arte
“Secessione. Monaco Vienna Praga Roma” da settembre a Palazzo Roverella di Rovigo

«Fra tuoni, fulmini e scosse è nato qualcosa di nuovo e di fresco che è penetrato nei nervi del pubblico». Nel 1899 il critico Ludwig Hevesi nel 1899 riassunse così quello che le Secessioni rappresentarono nell’Europa di fine secolo, opponendosi in modo organizzato all’arte ufficiale e al suo sistema di controllo delle esposizioni e delle committenze. Movimento che prese forma a Monaco di Baviera nel 1892, guidato da Franz von Stuck per affermarsi definitivamente a Vienna nel 1897, trovando in Gustav Klimt il principale animatore. A Praga il contraccolpo si fece sentire nel 1890 e a Roma più tardi ancora, dal 1913 al 1916. Iniziative che presero indirizzi e strade diverse ma che ebbero in comune la coraggiosa capacità di rivoluzionare i rapporti - sia degli artisti sia del pubblico - con l’arte contemporanea.
«Le Secessioni costituirono una premessa necessaria, il terreno di coltura di nuovi fermenti, sia della linea figurativa, seppure con gli intricati e deformati percorsi del segno, sia per gli sviluppi in senso non figurativo», evidenzia Francesco Parisi, presentando la mostra da lui curata “Secessione. Monaco Vienna Praga Roma. L’onda della modernità”, in programma a Palazzo Roverella di Rovigo dal prossimo 23 settembre al 21 gennaio 2018. Uno straordinario appuntamento promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, che si avvale della collaborazione delle principali istituzioni museali europee. Per la prima volta, in un’unica esposizione, si potrà ammirare il panorama complessivo delle vicende storico-artistiche dei quattro principali centri in cui si svilupparono le Secessioni: Monaco, Vienna, Praga e Roma. Potendo così facilmente rilevare differenze, affinità e tangenze dei diversi linguaggi espressivi di quello che fu il primo vero scambio culturale di respiro europeo.
Il percorso espositivo porrà anzitutto in evidenza gli esiti modernisti della secessione monacense, con gruppi di opere prodotte tra il 1898 e il 1910, da Franz von Stuck (Lucifero, di cui sarà presente anche il bozzetto preparatorio), Ludwig von Hofmann (tra i suoi lavori, Zwei Jünglinge), Carl Strahatman (con Maria) e Thomas Theodor Heine (tra le sue opere, I fiori del male). Si focalizzerà poi sul trionfo del decorativismo della secessione viennese, che rappresentò l’evoluzione e il superamento di tutte le formule allora esistenti, come dimostrano le tele Gustav Klimt in mostre, Le sorelle e Signora con il cappello su sfondo rosso. Nonostante la Secessione di Vienna sia stata quella con un respiro più internazionale l’attenzione della mostra si concentrerà sull’aspetto autoctono degli artisti esposti, con particolare rilievo alla pittura, alla grafica e alle arti decorative con Josef Maria Auchentaller (Ritratto di Emma), Kolo Moser (Venus in der Felsgrotte), Carl Otto Czeschka e Egon Schiele (con il Manifesto per la 49esima mostra della Secessione Viennese).
Della Secessione di Praga, la mostra evidenzierà soprattutto il grande sviluppo all’illustrazione, al disegno e all’incisione impresso dal gruppo Sursum, che manteneva al suo interno diverse anime, dalla più espressionista di Josef Vachal (The Good Fortune of Chance) a quella tardo simbolista di Frantisek Kobliha e di Jan Konupek (in mostra una sua magnifica Salome) fino allo scultore Frantisek Bilek, del quale sarà esposto un Orpheus. Per quanto riguarda la Secessione romana, invece, la mostra evidenzierà la sua continua ricerca di una via altra e diversa, volendosi distinguere dalle contemporanee avanguardie futuriste limitando le sperimentazioni più ardite. I visitatori troveranno alla mostra di Rovigo opere di Enrico Lionne (con un intenso Nudo), Giuseppe Biasi (Mattino in un villaggio sardo), Aleardo Terzi (Meriggio d’autunno), Plinio Nomellini (ritratto di Grazia Deledda) e Felice Casorati (Ada).
Una mostra, quindi, che sarà uno sguardo ampio sia geograficamente sia temporalmente su un movimento che ha impresso un segno profondo nell’Arte del Novecento, affermando autonomie artistiche, desiderio di confronto e una nuova e diversa sensibilità secondo la quale “Ad ogni epoca la sua arte, ad ogni arte la sua libertà”, come afferma il motto di Hevesi trasposto graficamente da Klimt nel celebre manifesto in cui Teseo lotta contro il Minotauro, emblema di una cultura dominata dall’avversione verso l’arte moderna. Anch'esso in mostra a Palazzo Roverella .
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova
Leggi anche
Video