Matt Damon apre la Mostra del Cinema

VENEZIA. Perché la Biennale abbia aspettato tanto per annunciare il film di apertura della settantaquattresima edizione della Mostra del Cinema di Venezia rimane un mistero.
E, probabilmente, avrebbe atteso ancora qualche giorno in più se ieri mattina “Variety” non avesse spiattellato la notizia provocando il comunicato stampa ufficiale della Biennale.
Sarà allora “Downsizing” di Alexander Payne, con protagonista Matt Damon, a inaugurare il Festival il prossimo 30 agosto.
Il titolo del film (in italiano suona come “rimpicciolimento” o “ridimensionamento”) sfida la scaramanzia per una kermesse che negli ultimi anni ha ritrovato appeal internazionale e accorciato le distanze da Cannes, anche grazie alla scelta, spesso fortunata, del film inaugurale.
L’anno scorso le danze furono letteralmente aperte da “La La Land”, forse una delle migliori aperture degli ultimi anni. Ma anche “Gravity” nel 2013 e “Birdman” nel 2014 (poi assoluti protagonisti agli Oscar come il film di Chazelle) hanno riportato il Lido al centro dell’attenzione di pubblico, stampa e major.
Sulla carta “Downsizing” sembra un titolo più “piccolo”, per l’appunto e, forse, il ritardo nel suo annuncio nascondeva la speranza di Barbera di potersi giocare sino all’ultimo una carta più forte. Il sogno (irrealizzabile) sarebbe stato “Blade Runner 2049” di Villeneuve, ma anche “Suburbicon” di George Clooney o “Mother!” di Aronofsky o, ancora, il nuovo lavoro di Woody Allen (“Wonder Wheel”) avrebbero avuto un impatto mediatico decisamente diverso, spianando la strada a una edizione che non sembra partita con il vento in poppa sin dall’annuncio - un po’ incolore - del presidente della Giuria (Annette Bening) e dalla scelta - in carta carbone francese - di un padrino (Alessandro Borghi) anziché di una madrina.
Chi ha visto una manciata di minuti di “Downsizing” alle giornate professionali di cinema di Riccione giura, però, che il film non sarà una delusione. Per la serie “il vino buono sta nella botte piccola”, e Payne di vino se ne intende sin dai tempi di “Sideways”. Del resto la trama, sospesa tra satira sociale, dark comedy e fantascienza, potrebbe dare ragione ancora una volta al fiuto di Alberto Barbera.
In “Downsizing” Matt Damon è un uomo ordinario di Omaha (città natale del regista che ritorna ciclicamente nei suoi film) che decide di sottoporsi insieme alla moglie (Kirsten Wiig) a una pratica sviluppata da alcuni scienziati che, per rispondere alla crisi mondiale causata dalla sovrappopolazione e dall’esaurimento delle risorse, rimpiccioliscono le persone e, quindi, anche i loro bisogni.
Forse un altro dei perdenti di Alexander Payne dopo Jim McAllister (“Election”), Warren Schmidt (“A proposito di Schmidt”), Matt King (“Paradiso amaro”) e Woody Grant (“Nebraska”) in un’opera dal sapore ecologista e perfettamente in linea con il mood anti-Trump di buona parte del cinema americano.
Per Payne - più abile nella scrittura che non nella regia come testimoniano i due Oscar vinti per la miglior sceneggiatura di “Sideways” e “Paradiso amaro” - si tratta della prima volta in assoluto a Venezia.
Dopo la première del Lido, il film (nel cast figurano anche Laura Dern e il “tarantiniano” Christoph Waltz e c’è anche l’italiana Stefania Cella, scenografa dei film di Paolo Sorrentino) sarà distribuito in America il prossimo 22 dicembre, in tempo per la corsa agli Oscar con cui la Mostra del Cinema vorrebbe rinnovare il feeling. Non è detto però che ci riesca anche quest’anno: che il “Downsizing” di apertura rischi di trasformarsi nel più beffardo “Tesoro, mi si è rimpicciolito il Festival?”.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova