Meryt e Baby, la nuova vita delle mummie

ROVIGO. Meryt e Baby sono emerse dalla teca di legno e cristallo che per oltre un secolo è stata il loro sarcofago, ieri, nelle sale dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, sotto lo sguardo apprensivo degli esperti.
Le due mummie, l’una di una giovane donna, la seconda di un bambino o bambina, sono state estratte dalla loro teca dalla professoressa Paola Zanovello dell’Università di Padova, e dal professor Emanuele M. Ciampini, di Ca’ Foscari di Venezia, che con la collaborazione del gruppo di ricerca EgittoVeneto - Claudia Gambino, Giulia Deotto e Martino Gottardo - sovrintendono alla “Operazione Mummie di Rovigo”, finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
La scena che si è presentata ai loro occhi esprimeva, al massimo livello, tenerezza e protezione. Si racconta che il piccolo Baby fosse in origine supino sul corpo della giovane donna. Quasi a far intuire un rapporto di protezione mamma - figlio, uniti nel loro sonno eterno.
All’arrivo a Rovigo, i due sono stati “separati” e Baby adesso riposa ai piedi di Meryt. Entrambi pronti ad essere separatamente esaminasti e studiati. È “probabile” che, dopo il loro arrivo a Rovigo, la mummia di Meryt sia stata manomessa. Tutto fa pensare che sia stata interamente sbendata, forse per cercare gli amuleti che venivano frapposti tra i resti corporei e le bende. Queste ultime sono srotolate sul fondo della teca, in ordine che appare casuale. I resti della ragazza sono ridotti a poco più che uno scheletro contornato da resti di pelle mummificata. Dalle poche tracce visibili sulle dita delle mani e dei piedi è chiaro che Meryt venne fasciata con cura e le sue braccia incrociate sul petto. A conservarsi meglio è il volto di Meryt, intorno al quale molto lavoreranno gli esperti.
Baby, invece, conserva ancora la forma di piccola mummia. Verosimilmente non lo si è ritenuto così importante da nascondervi dei tesori e non lo si è violato. Il piccolo è ancora completamente bendato e coperto da un leggero sudario che non nasconde però la posizione delle braccia e i fragili polsi; due fiocchi, forse in origine rossi, gli cingono le spalle e le gambe. È certo quest’ultimo, oggi, colui che potrebbe riservare le sorprese maggiori. Sia per capirne l’età, sia il sesso e il rango sociale. Gli esperti lasciano aperte tutte le ipotesi, compresa quella che la mummia possa essere di un non umano. Ma solo tac e controlli potranno stabilirlo.
Meryt e Baby sono giunti a Rovigo tra il 1878 e il 1879, all’interno di uno dei cinque capienti cassoni zeppi di reperti egizi, in arrivo da Alessandria d’Egitto. A inviarli era un personaggio all’epoca famoso: Giuseppe Valsè Pantellini, un rodigino in esilio a causa della partecipazione ai moti d’insurrezione del Polesine nel 1848, trovò rifugio al Cairo. Qui prese in gestione, e poi in possesso, il Grand Hotel. La struttura, rinominata New Hotel, diventa, per la posizione strategica e per le doti organizzative di Valsè Pantellini, un punto di riferimento per i viaggiatori del tempo, nobili, agenti dei consolati e ricchi provenienti da tutto il mondo.
In occasione dei festeggiamenti per l’apertura del Canale di Suez, Valsè Pantellini fu scelto dal Vicerè d’Egitto per alloggiare e assistere gli illustri ospiti internazionali. Era tale la fama dell’imprenditore, che, nel 1877, l’allora presidente dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, Lorenzoni, si rivolse al talentuoso concittadino nel tentativo di realizzare un Museo Egizio nella città natale.
Appello accolto dal Pantellini che, tra il 1878 e il 1879, riunì e inviò a Rovigo i preziosi reperti tanto ambiti. E tra essi, Meryt e Baby, le due mummie, che vennero protette da una teca di cristallo.
Intorno a Meryt e Baby sono fiorite molte leggende popolari, evidentemente dettate dal fascino che le mummie e l’Egitto, adesso come allora, continuano a solleticare.
Da oggi una parte dei misteri comincia a essere chiarita. Meryt e Baby saranno molto attentamente esaminati, prima all’interno dell’Accademia e poi anche all’ospedale di Santa Maria della Misericordia dove saranno sottoposti ad una serie di esami medici, tac compresa.
Alla conclusione di questi esami, di loro si prenderà cura Cinzia Oliva, tra i massimi esperti in Italia del settore, impegnata anche al Museo Egizio di Torino. L’intervento della restauratrice sarà effettuato in un ambiente tecnologico, appositamente creato a Palazzo Roncale e, aspetto eccezionale, sarà eseguito in modo pubblico, ovvero sotto lo sguardo dei visitatori.
Nel frattempo l’equipe del professor Raffaele De Caro, della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova, sui dati emersi dalla tac e su altri dati, ricostruirà le vere sembianze dei due.
Le mummie verranno esposte in aprile a palazzo Roncale.
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