Navi e aerei, mappati i relitti sepolti nel Golfo di Venezia

VENEZIA. I relitti del Golfo di Venezia che giacciono sui suoi fondali. La Regione li ha censiti e raccolto in una bella pubblicazione - “I relitti del Golfo di Venezia” appunto, presentata ieri e...

VENEZIA. I relitti del Golfo di Venezia che giacciono sui suoi fondali. La Regione li ha censiti e raccolto in una bella pubblicazione - “I relitti del Golfo di Venezia” appunto, presentata ieri e curata dal capitano Andrea Falconi - che incrociando ricerche bibliografiche, segnalazioni di pescatori e indagini sul campo con sonar ed ecoscandagli, ha in pratica tracciato una mappa e una storia di tutto ciò che ancora è nei fondali marini delle coste veneziane e che ogni estate è anche oggetto delle escursioni di moltissimi sub. Dal Regio Incrociatore Corazzato Amalfi, al Regio Cacciatorpediniere Quintino Sella. Dal motovelierio Cassero a ciò che resta del naufragio della Ss Cassius Hudson. E poi il piroscafo Viula, il mercantile Evdokia II, la motonave Leda, la Lucia Mary.

E ancora yacht, motopescherecci, pontoni, brigantini prussiani ottocenteschi come l’Hellmuth. E relitti di aerei, come il cacciabombardiere P-47 Thunderbolt o il bombardiere Liberator.

Dietro ogni relitto, una storia che il libro ricostruisce anche attraverso giornali e documenti d’epoca. Come per il Cacciatorpediniere Quintino Sella, che nel settembre del 1943 lascia l’Arsenale, dove stava subendo una serie di lavori di manutenzione, fino a quando riceve l’ordine di prendere il largo verso il sud, perché Venezia sta per essere occupata dai Tedeschi.

Ma lasciata la bocca di porto di Lido, con una caldaia in avarìa, avvista il mercantile italiano Pontinia, già catturato dalle motosiluranti tedesche. Le vedette del Sella non possono scorgere il nemico nascosto dietro il mercantile e due siluri lanciati a sorpresa dalla motosilurante germanica lo raggiungono e lo spezzano in due. E la sprofonda alzando verso il cielo le eliche ancora in rotazione. E quel che ne resta è ancora là, di fronte a Venezia. Ma altre imbarcazioni sono affondate per cause naturali, come la motonave Lucia Mary, per il trasporto di inerti e dotata di gru escavatore a fune. Un’imbarcazione costruita a Venezia agli inizi degli anni Sessanta. E solo un anno dopo aver lasciato il cantiere e aver iniziato il suo lavoro in mare, la Lucia Mary affonderà in seguito a una burrasca, facendo anche tre vittime. Mentre ad esempio il cacciabombardiere Thunderbolt è uno dei tanti aerei precipitati in Adriatico nel corso della Seconda Guerra Mondiale, abbattuto in uno scontro avvenuto l’11 marzo 1944. Solo cinquant’anni più tardi i suoi resti saranno identificati da un peschereccio, privo della fusoliera e con la carlinga rovesciata sul fondale. Ma la ricerca continua, al di là del libro pubblicato dalla Regione, anche per i relitti di interesse archeologico, ancora da scoprire. (e.t.)

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