Resnik, lo psicanalista amico di Venezia

È morto a 96 anni. Argentino, in laguna aveva casa, studio e profondi legami

È morto a Parigi Salomon Resnik, psicanalista argentino di fama mondiale, pioniere nell’applicazione della psicanalisi nell’autismo infantile, autore di un numero impressionante di libri e saggi, amico di Jorge Luis Borges, Aldo Pellegrini e, soprattutto, amico di Venezia. Rensik aveva 96 anni e fino a qualche mese fa, insieme alla moglie Anna Taquini, psicanalista anch’essa, ha continuato a guardare il mondo con quella curiosità elegante che, 45 anni fa, l’aveva spinto a venire per la prima volta in laguna.

Da molti anni, quando non era a Parigi, Rensik abitava in un appartamento che era stato un forno, e lavorava in uno studio che era stato una falegnameria, dietro San Vio, dove, insieme ai tramezzini di Buenos Aires del bar da Gino, aveva ritrovato quella «capacità di sognare» delle sue lontane origini.

Arrivato a Venezia negli anni Settanta, conobbe subito Giorgio Sacerdoti, incominciò a frequentare il manicomio dell’isola di San Servolo dove tenne le sue prime lezioni dedicate ai malati ricoverati, creò contatti tra gli psichiatri veneziani e la psicoterapia francese, fondò il Centro internazionale di Studi psicodinamici, su invito di Vittore Branca collaborò ai Corsi di Alta Cultura alla Fondazione Cini, diventò amico di galleristi, pittori, gondolieri.

Alcuni anni fa, “analizzò” i veneziani intuendo quello che sarebbe poi diventando il loro problema quotidiano. «I pochi veneziani rimasti sono orgogliosi e hanno una propensione all’isolamento. È la città stessa, credo, che invita al confronto con le proprie ombre, quindi alla solitudine, e al rispetto dello spazio altrui. Per riuscire a camminare in questa città è necessario fare attenzione al territorio dell’altro, ragion per cui i veneziani possiedono una forte etica della convivenza. Credo che sia questo il motivo per il quale sono così insofferenti nei confronti di chi non rispetta o rispetta poco le leggi del vivere comune e cioè i turisti».

Tre le sue numerorissime opere c’è anche un saggio intitolato “Il demonio a Venezia” nel quale parla di un itinerario magico nel quotidiano. «La vita di tutti i giorni normalmente non si fonda sul sentimento di scoperta ma in una città labirintica come Venezia una persona può vivere nel medesimo itinerario ogni volta un’esperienza diversa. Questo spiega l’aspetto fantastico del quotidiano a Venezia, che non è mai routine».

Manuela Pivato

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