Stop al disagio, si canta il successo La trap di Sfera Ebbasta a Jesolo

Sabato lo show dell’esponente di punta del genere che spopola tra i giovanissimi Il suo “Rockstar” ha superato trentacinque milioni di ascolti su Spotify
18/05/2018 Torino, il rapper Sfera Ebbasta in concerto
18/05/2018 Torino, il rapper Sfera Ebbasta in concerto

Jesolo

Tatuaggi ovunque. Denti placcati d’oro. Capelli rossi. Bracciali, anelli e collane. Chi ha meno di vent’anni è molto probabile che abbia capito di chi stiamo parlando. Altrimenti, è comunque altrettanto probabile che abbia visto il suo volto su qualche cartellone e si sia chiesto «Ma chi è Sfera Ebbasta?». È giunto il momento di scoprirlo: l’appuntamento è per sabato (alle 21.30) all’Arena Beach a Jesolo. Occasione in cui il rapper milanese presenterà al pubblico friulano i brani estratti da “Rockstar”, il suo album uscito a gennaio, riuscito a superare quota trentacinque milioni di ascolti su Spotify. Insomma, non sappiamo se Gionata Boschetti (questo, il suo vero nome) sia effettivamente diventato una rockstar. Quel che è certo è che questi numeri impongono di prendere in considerazione il fenomeno Sfera Ebbasta e, in generale, il fenomeno trap in Italia.



Facciamo qualche altro nome: Ghali, Dark Polo Gang, Tedua, Izi e Capo Plaza.

La trap è un sottogenere del rap, nato negli Stati Uniti a cavallo tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila. Oltreoceano, l’esponente più famoso del genere è probabilmente Gucci Mane. Ed è anche sotto la sua influenza che negli ultimi anni la trap ha preso piede in Italia, soprattutto tra gli adolescenti.

Da sottogenere di nicchia, ha presto acquistato una sua autonomia, venendo sdoganata dalla cultura musicale di massa. Per essere persino abbracciata da alcuni rapper “puristi” e da molti artisti pop, che ne hanno colto il potenziale. Semplificando al massimo, la trap è il rap rallentato (rime e ritmi meno serrati e più melodici). Un’annotazione in più per i batteristi: c’è tanto charleston. E pure parecchio autotune (ma questa non è una novità).



Il tema principe del rap è il disagio: storie di droga, violenza, amori sbagliati. Ecco, nella trap il disagio è preso e capovolto. Sfera nelle sue canzoni parla di soldi, di donne, di macchine, di ricchezza. La denuncia sociale del rap non è che uno sbiadito ricordo, a favore dell’esasperata affermazione di chi ce l’ha fatta: «Dalle panchine ai sedili di pelle del Benz», canta in “Mercedes nero”. Parla di sé. Sfera Ebbasta ama le belle macchine, va in giro con vestiti firmati e con il Rolex al polso (a volte anche due, come all’ultima edizione del concerto del Primo Maggio: seguirono polemiche). Riassumendo al massimo: la trap è una celebrazione di se stessa. È la continua affermazione dell’orgoglio di chi ce l’ha fatta. Dove il “farcela” è qualcosa di estremamente tangibile: valutabile economicamente. Tangibile esattamente come lo sono gli elementi che ricorrono in ogni testo. Una simbologia stilizzata, che probabilmente proprio per la sua immediatezza fa presa tra i giovanissimi. Che hanno visto nell’ex ragazzo di strada Sfera Ebbasta, ora ricca rockstar, il modello per il futuro. —



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