Tunnel di luce e vite passate la scienza indaga il mistero

Oggi a Padova un convegno-dibattito sull’esistenza oltre l’esperienza fisica Il professor Facco: «Il nostro scopo principale è smontare i pregiudizi»
Di Simonetta Zanetti

di Simonetta Zanetti

La vita oltre la vita. Un mistero su cui da secoli la scienza si interroga ancor più della religione, sondando l’insondabile alla ricerca di certezze in un territorio - le esperienze al confine con la morte - in cui ancora domina la suggestione: il tunnel di luce, la visione di sé al di fuori del corpo, l’incontro con i propri defunti e la diffusa sensazione di pace e serenità. E sebbene le domande siano ancora molto più numerose delle risposte, la scienza continua a cercare di capire quanto margine abbia la conoscenza nelle risposte che la fede si dà. Di questo si parla oggi alle 16 al Bo a Padova nel corso del convegno “C’è vita dopo la morte? E prima della nascita?”, organizzato dall’Università in collaborazione con la Fondazione Hpnr nell’ambito della rassegna “Scienza della spiritualià: dialoghi interdisciplinari” con l’intervento di testimoni diretti e una discussione critica con Enrico Facco, docente di anestesiologia e rianimazione dell’Università, esperto, tra le altre cose, di ipnosi clinica, ed Edoardo Casiglia, specialista in cardiologia, farmacologia e anestesia-rianimazione. «Siamo di fronte a episodi innegabili» spiega Facco, che ha condotto numerose ricerche sul coma, sullo stato vegetativo persistente e la morte cerebrale, oltre ad aver eseguito il primo intervento di melanoma con sedazione ipnotica «il problema è che il mistero si risolve solo quando andiamo al “vedo” ed è troppo tardi. Quello che possiamo fare è rifiutare interpretazioni preconfezionate, aprire gli orizzonti e capire che non c’è niente che sia più plausibile di qualcos’altro a priori. Lo scopo innanzitutto è smontare i pregiudizi».

Sotto la lente i fenomeni che precedono la nascita e che sconfinano nella morte. «Nel corso dell’ipnosi regressiva i pazienti sembrano riportare esperienze di vite precedenti» spiega Facco «ma si tratta di ricordi che possono essere simbolici e utili al fine terapeutico, mentre non c’è evidenza scientifica di reincarnazione. In letteratura c’è solo un caso di una donna che aveva ricordi della vita precedente di una spagnola di cui è stata in grado di riportare dettagli veri. Questo è un fenomeno molto raro e che non si spiega e la retrocognizione non significa necessariamente che ci reincarniamo nelle persone di cui abbiamo esperienza». Ma è tra i bambini in età prescolare che le testimonianze di una vita precedente diventano “imbarazzanti” per la scienza: «In 3.000 bambini studiati in 70 anni sono state osservate reminiscenze di vite precedenti per cui è stato possibile risalire all’identità di persone decedute. Nell’80% dei casi si trattava di individui morti in modo violento, come se questo stesso fatto lasciasse una traccia. Si trattava di bambini normali, che non avevano tendenza a fantasticare, che presentavano una maggiore maturità, ma con qualche segno post traumatico e stati di ansia e stress. Ad esempio, è capitato che un bambino che aveva esperienza di vita di un uomo morto per annegamento avesse paura dell’acqua. Insomma: siamo di fronte a fatti che non possono essere negati, dobbiamo solo capire cosa vogliono dire».

Dalla pre vita alla pre morte, la domanda si fa ancora più angosciante, passando da dove veniamo a dove andiamo.

Ospite del convegno di oggi un paziente veneto passato attraverso un’esperienza di pre morte durante un arresto cardiaco. «C’è un nucleo di esperienze ricorrenti che spazia dal tunnel di luce all’incontro con persone decedute, più o meno conosciute, dal paesaggio trascendente alla sensazione di benessere» prosegue Facco «c’è l’impressione di uno sconfinamento da cui si viene richiamati. Si tratta di condizioni non riconducibili al delirio del farmaco. Tra i 5 casi mondiali censiti in letteratura c’è il racconto di un paziente che descrive da una prospettiva extracorporea le fasi in cui viene rianimato da un uomo in camice blu che non ha mai visto prima ma che in seguito sarà in caso di riconoscere. E questo ci porta all’interrogativo che coinvolge la coscienza per cui ci sono indicazioni che sia separata dal corpo e potrebbe avere elementi di non località e non risiedere, ad esempio, solo nel cervello, né essere frutto esclusivo di fenomeni cerebrali. La coscienza non è uno “stato”, ma un processo dinamico in continua evoluzione. Basti pensare che una volta non sapevamo che la mente influenza la funzionalità del cervello».

Eppure la scienza non ha competenza sul mondo spirituale: «La scienza studia il mondo fisico» precisa Facco «e di conseguenza non ha gli strumenti per indagare l’aldilà anche se negli anni ha sottratto argomenti alla filosofia: pensiamo ai progressi della psichiatria e della neurologia. Quello che possiamo dire con certezza è che il confine tra fisica e metafisica si sposta nel tempo». Basta continuare a cercare.

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