“Un sacchetto di biglie”

Tratto dal romanzo autobiografico di Joseph Joffo, “Un sacchetto di biglie” è la seconda trasposizione cinematografica del libro dopo una versione del 1975 diretta da Jacques Doillon che non aveva...
Tratto dal romanzo autobiografico di Joseph Joffo, “Un sacchetto di biglie” è la seconda trasposizione cinematografica del libro dopo una versione del 1975 diretta da Jacques Doillon che non aveva soddisfatto il suo autore. Di qui la tentazione, anche se a distanza di quarant’anni, di riportare sullo schermo, per la regia di Christian Duguay (Belle & Sebastien), la vicenda di due fratellini ebrei (Joseph, appunto, e Maurice) che vivono con i genitori e i fratelli nella Parigi occupata dai nazisti. Al precipitare della situazione i ragazzi sono costretti a partire da soli attraversando tutta la Francia per scappare dalla furia nazista, tra illusioni di salvezza, preti-angeli, fughe miracolose, forza d’animo e ingegno. Una parabola di sopravvivenza, di avido attaccamento alla vita e di volontà di ritrovare una quotidianità e un’infanzia negate, in cui le biglie del titolo diventano simbolo di famiglia e di tenacia contro una persecuzione disumana e incomprensibile agli occhi dei più piccoli.


Lo sguardo “dal basso” evita l’approccio di un racconto con voce off che avrebbe appesantito di retorica una storia di formazione, forse a tratti un po’ di maniera ma di capace di sprigionare una grande empatia per i suoi giovani protagonisti.
(m.c.)


Durata: 110’. Voto: **½


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