Apre Centro islamico a Jesi,minacce social al sindaco: 'querelo'
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(ANSA) - JESI, 27 FEB - Il sindaco di Jesi, Lorenzo Fiordelmondo, ha denunciato i post d'odio pubblicati via social a seguito dell'apertura della nuova sede del Centro culturale islamico Al Huda, 850 metri di capannone in via Cascamificio a sostituzione della palazzina di Viale della Vittoria in cui operava prima. "Commenti pesanti? Qui si è andati oltre. Il dossier è nelle mani delle autorità competenti", ha chiarito all'ANSA il primo cittadino, intenzionato a querelare gli autori delle minacce indirizzate all'amministrazione comunale, sotto accusa per aver finanziato il centro la cui realizzazione, al contrario, è stata sostenuta interamente dai fedeli tramite autotassazione. L'inaugurazione, domenica scorsa alla presenza delle autorità cittadine per il taglio del nastro, era stata - ha raccontato il sindaco - "una giornata di festa, con tante persone, non solo fedeli, che hanno accolto quella giornata con gioia". Ma quando la notizia del taglio del nastro è stata rilanciata da un gruppo cittadino su facebook, "c'è chi ha rovesciato tutta la propria cattiveria e frustrazione sotto forma di commenti indecorosi, scritti, pubblicati e lasciati pubblicare, nei quali si intima a chi amministra la città che 'Sì, però dovrà fare i conti col piombo' ". "Minacce gratuite, violente e inaccettabili. Darò fondo ad ogni azione per cercare di tracciare un argine alla deriva materiale e verbale alla quale non intendo né adeguarmi, né tantomeno arrendermi", ha chiarito Fiordelmondo. "Jesi è una città intelligente, dal 'graffio elegante' quando occorre. Una cosa però è il dibattito, anche quello acceso, altro le minacce e la violenza. La speranza è che sappia custodirlo e conservarlo con cura, prendendo le distanze da chi lo deturpa". Un fermo atto di condanna ai violenti attacchi, e la solidarietà all'amministrazione comunale e alla comunità islamica di Jesi, giunge dall'Anpi di Jesi che, in una nota della presidente Rosalba Cesini, scrive: "La nostra Costituzione, nata dalla Resistenza, sostiene che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge, purché non contrastino con l'ordinamento giuridico italiano. Chi non si riconosce ed anzi dileggia questi principi, mostra i principi violenti e di odio razzista cui obbedisce. Chi promette 'il piombo' non solo va perseguito penalmente per la grave minaccia, ma va anche condannato ed isolato culturalmente e socialmente. Conosciamo bene queste posizioni e chi oggi le ribadisce sappia che il popolo jesino e italiano le ha battute 80 anni fa ed è pronto a rifarlo". (ANSA).
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