Francesco Di Leva, in un'ossessione fino a 'Nottefonda'

(ANSA) - ROMA, 17 APR - Un'ossessione che non finisce mai quella di Ciro (Francesco Di Leva), elettricista napoletano cinquantenne, che ogni notte esce con il figlio di tredici anni, Luigi (Mario Di Leva), alla ricerca di quell'auto rossa che ha investito e ucciso l'amata moglie. Per dimenticare non gli basta il crack che fuma sulla terrazza condominiale (come si vede nella prima scena del film), né il tempo che passa, il suo lutto sembra proprio non finire mai. A consolare Ciro solo la pistola che ha nel cassetto della sua auto, chiaro segno della sua voglia dì vendicarsi o forse di farla finita. 'Nottefonda' di Giuseppe Miale Di Mauro si presenta così, cupo e senza speranza. Liberamente tratto dal romanzo, 'La strada degli Americani' (Frassinelli) a firma dello stesso regista, il film in sala dall'8 maggio con Luce Cinecittà racconta di quest'uomo disperato che ha dalla sua solo il figlio, qualche amico e l'affidabile madre che ogni sera lo aspetta a casa. Il Ciro del film, dice Francesco Di Leva : "È un uomo che sprofonda in un abisso e dopo aver raggiunto il punto più profondo e oscuro della sua esistenza prova in tutti i modi a risalire a galla, sperando di vedere presto la luce. Non è un vero tossicodipendente, ma ha trovato nell'uso e nell'abuso del crack uno sfogo per uscire dalla traversata del lutto che lo ha colpito dopo la morte improvvisa di sua moglie in un incidente stradale. Per restituire al personaggio il dolore, la fatica, ma anche la tenerezza che si porta dietro come un macigno - continua l'attore - ho lavorato molto sul silenzio. Ciro evita di confrontarsi con le persone e anche di incontrare gli sguardi degli altri, sfugge a qualsiasi contatto umano perché questa circostanza implicherebbe un confronto. Lui sa che è il momento di essere invaso dalla sofferenza, vuole percepirla come ultima e grande esperienza di amore verso sua moglie mentre tutto il resto, gli altri, la vita di ogni giorno, vengono dopo". (ANSA).
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