Nata in Sicilia ci torna su barcone, resta decreto espulsione

(ANSA) - CATANIA, 04 MAR - La prima sezione civile del Tribunale di Catania, giudice Rosario Maria Annibale Cupri, ha dichiarato inammissibile l'annullamento del decreto di espatrio di Sarah, la 22enne nata nel capoluogo etnei da genitori tunisini e che, portata via dal padre in Tunisia quando era minorenne, è tornata in Sicilia il 25 agosto 2023 con un barcone sbarcando a Pantelleria. Resta inappellabile, quindi, la decisione del Giudice di pace del capoluogo etneo che aveva rigettato una prima istanza dichiarandosi incompetente per territorio. L'Avvocatura dello Stato, per conto della Questura di Trapani, che ha emesso il provvedimento, aveva chiesto la conferma del decreto, mentre il legale della giovane, l'avvocata Grazia Coco, in sostituzione di Giuseppe Lipera, lo ha contestato sollecitandone l'annullamento. Un ricorso contro la sentenza del Tribunale è stato presentato in Cassazione. Nelle sentenza il giudice Cupri ha rigettato altre due richieste della difesa: la sua ricusazione, dichiarata inammissibile, e la cancellazione della frase contenuta nella memoria dell'Avvocato dello Stato su "farneticanti elucubrazioni" ritenendo che "non ricorrano i presupposti perché le espressioni non risultano dettate da un passionale e incomposto intento dispregiativo e offensivo nei confronti della controparte". "Sarah è nata a Catania il 2 maggio del 2003 - ricostruisce l'avvocato Lipera - ma è figlia di tunisini che si erano trasferiti in Sicilia, con regolari visti e permessi, nel 2000. Viene portata via dal padre in tenera età, nel 2008, e sette anni dopo è riuscita a tornare a Catania dalla madre, che vive in Italia da oltre 25 anni con i tre fratellini italiani. Sarah è stata erroneamente ritenuta straniera ed ha ricevuto un decreto di espulsione da parte delle autorità. Non può parlarsi esclusivamente di Ius soli o di Ius sangunis, ma di un vero e proprio Ius family, ovvero del diritto di questa giovanissima ragazza di poter vivere i propri e unici legami familiari rimanendo nella sua città natale". Sulla mancata cancellazione della frase 'farneticanti elucubrazioni, il penalista si domanda "perché mai mantenerla se anche l'autore stesso ha dichiarato che non sono essenziali agli scritti difensivi?". "La vicenda - conclude - ha mostrato più di un aspetto inquietante della Giustizia italiana, adesso le questioni sono tutte sotto l'osservazione della Suprema Corte di Cassazione". (ANSA).
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