Ramy, carabiniere: 'Diffidammo testimone sul video dei soccorsi'
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(ANSA) - MILANO, 21 FEB - Si sono avvicinati a lui solo per diffidarlo dal divulgare quelle immagini, convinti che avesse fatto un video delle fasi dei soccorsi e del massaggio cardiaco, immagini poco etiche che non avrebbe dovuto mandare in giro. Così uno dei due carabinieri indagati per depistaggio e frode processuale e favoreggiamento nell'inchiesta sul caso di Ramy Elgaml - il 19enne egiziano morto dopo un inseguimento dei carabinieri allo scooter guidato da un amico - ha ricostruito, interrogato oggi in Procura, la vicenda della richiesta di cancellazione di un video girato da un testimone. Simile, pare, la versione ai pm dell'altro carabiniere sentito. I due carabinieri, indagati per favoreggiamento e depistaggio e frode processuale, sono stati sentiti stamani, dopo una convocazione con invito a comparire, in Procura a Milano dai pm Marco Cirigliano e Giancarla Serafini in un filone dell'inchiesta, coordinata anche dall'aggiunta Tiziana Siciliano e dal procuratore Marcello Viola. L'altra tranche riguarda l'accusa di omicidio stradale contestata al carabiniere che era alla guida dell'ultima macchina inseguitrice e a Fares Bouzidi, che era alla guida dello scooter inseguito per otto chilometri il 24 novembre scorso. Bouzidi è a processo con rito abbreviato per resistenza a pubblico ufficiale. Da quanto si è saputo, oggi il carabiniere, a cui viene contestato in particolare l'aver intimato ad un giovane, che si trovava all'angolo tra viale Ripamonti e via Quaranta dove si concluse l'inseguimento, di cancellare un video dal telefono, ha spiegato ai pm che lui e il collega si sono avvicinati perché pensavano che avesse fatto immagini delle fasi dei soccorsi, dei due ragazzi a terra, del massaggio cardiaco. E l'avrebbero diffidato dal diffonderle e avrebbero chiesto a lui anche i documenti. Tanto che, come emerso da una consulenza informatica, la foto del documento del testimone è stata ritrovata nel telefono di uno dei due militari. Il giovane teste oculare aveva raccontato a verbale che lui era riuscito a riprendere col telefono le ultime fasi dell'incidente e che i due militari si erano avvicinati e l'avevano obbligato a cancellarlo e lui l'aveva fatto. Il tecnico informatico Marco Tinti, nominato dalla Procura, ha rilevato tracce della cancellazione di un filmato, senza riuscire, però, a recuperarlo. (ANSA).
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