Trisavolo emigrò nel 1830, ottiene la cittadinanza dai giudici

Tar Piemonte: migliaia casi, rischio reati e tribunali ingolfati

(ANSA) - TORINO, 04 MAR - In virtù di un trisavolo emigrato in Brasile nel 1830 un uomo ha intrapreso un iter giudiziario per ottenere la cittadinanza italiana e il Tar del Piemonte si è trovato a dover ordinare a un piccolo Comune alpino del Torinese di provvedere. Il caso è stato menzionato oggi all'inaugurazione dell'anno giudiziario dal presidente del tribunale, Raffaele Prosperi, il quale, oltre a non nascondere le sue perplessità, oltre a definirlo "strano" ne ha parlato come una "spada di Damocle" che potrebbe pendere sulla giustizia: "Si sente dire - ha spiegato - di un assedio alle nostre rappresentanze diplomatiche e consolari per richieste analoghe da parte di discendenti di immigrati italiani soprattutto in Sudamerica. Addirittura migliaia di casi. Sento il dovere di segnalare perché, al di là di quanto avvenuto qui da noi, la situazione, oltre a intasare i tribunali civili, potrebbe nascondere illeciti penali". L'aspirante cittadino italiano aveva vinto la causa, ma il Comune interessato, quello di Roure, secondo Prosperi aveva opposto delle "difficoltà". "Noi - ha detto il presidente del Tar - non abbiamo potuto fare altro che procedere con un giudizio di ottemperanza senza entrare nel merito. Certo che nel 1830 l'Italia era ancora, per dirla come abbiamo imparato a scuola, una 'espressione geografica'. È davvero corretto definire quel trisavolo 'italiano'?". "Inoltre - ha concluso il magistrato - mi domando quali potrebbero essere gli effetti sul nostro stesso sistema democratico, dato che questi nuovi cittadini saranno iscritti alle liste elettorali come residenti all'estero". (ANSA).

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