Autonomia differenziata, per la Consulta il referendum è inammissibile
La decisione dei giudici della Corte Costituzionale: «L'oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari». Zaia: «Ora lavoreremo con maggiore serenità»
La Consulta, nella serata di lunedì 20 gennaio, ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge sull'Autonomia differenziata delle Regioni. Ad emettere la sentenza sono stati gli attuali undici giudici della Corte Costituzionale.
La Corte ha rilevato che «l'oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari». La Consulta si era già espressa il mese scorso in merito alla cosiddetta "legge Calderoli”, sottolineando - ai fini di compatibilità costituzionali - la necessità di correzioni su sette profili della stessa legge: dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi.
La Consulta ha invece dichiarato ammissibili i cinque referendum che riguardavano cittadinanza per gli extracomunitari, Jobs Act, indennità di licenziamento nelle piccole imprese, contratti di lavoro a termine, responsabilità solidale del committente negli appalti.
Cosa ha detto la Consulta sul referendum sull’Autonomia
La Corte costituzionale ha rilevato che "l'oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell'elettore". Per i giudici costituzionali, fanno sapere le agenzie di stampa, "il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull'autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull'art. 116, terzo comma, della Costituzione": ciò "non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale".
Nei prossimi giorni verrà depositata la sentenza.
Zaia: «Ora piede sull’acceleratore»
«Per la seconda volta, la Corte Costituzionale conferma tutta la propria autorevolezza sulla questione dell’autonomia. La prima volta con la sentenza relativa al ricorso contro la Legge Calderoli, in cui la Consulta ha analizzato il merito della legge, fornendo alcune indicazioni per apportare correttivi, pur confermandone la piena legittimità. Oggi, con questa nuova sentenza, la Corte Costituzionale mette fine alla vicenda referendaria con l’assoluta imparzialità che deve esserle propria. Questo pronunciamento contribuisce a chiarire ogni dubbio sul percorso dell’autonomia, che continuerà a svilupparsi nel pieno rispetto della Costituzione, delle indicazioni della Consulta e del principio di Unità nazionale, mantenendo al centro i valori di sussidiarietà e solidarietà».
Con queste parole il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commenta la notizia che è stato riconosciuto non ammissibile il quesito referendario per l’abrogazione della Legge dell’autonomia differenziata.
«Questa sentenza – prosegue il Governatore - ci consente di lavorare con maggiore serenità e auspico che diventi un’occasione per avviare un dialogo costruttivo e porre fine agli scontri. La Corte, infatti, ha definitivamente chiuso il capitolo delle dispute referendarie, permettendo di guardare al futuro con maggiore fiducia e determinazione. Ora, verso l’autonomia differenziata è necessario premere il piede sull’acceleratore verso una stagione di novità ed efficienza per il Paese. Per quanto ci riguarda, come Veneto, il lavoro non è mai smesso nella certezza e la consapevolezza che le nostre aspirazioni erano in piena aderenza con la Carta fondamentale della Repubblica. Ora continueremo con ancora più slancio per questa riforma che sarà utile non a qualche regione ma a tutte. Il Veneto ne è certo ed è pronto a proporsi come modello, sulla scorta delle esperienze e degli studi portati a termine fino ad oggi. Questo è il momento di guardare avanti con maggiore serenità in un percorso fondato sul dialogo».
Le reazioni
"La decisione della Corte Costituzionale di dichiarare inammissibile il referendum abrogativo sulla legge Calderoli non ci sorprende. Come avevamo già sottolineato, questa legge era stata di fatto già svuotata dalla Corte stessa, che ha cancellato ampie parti del testo originario. Di conseguenza, il quesito referendario perdeva il suo fondamento: la legge Calderoli, per come era stata pensata, non esiste più, è morta". Lo dice il senatore Andrea Martella, segretario del PD Veneto.
"Questa bocciatura - prosegue Martella - è un ulteriore segnale della confusione e dell'approssimazione con cui il governo e la maggioranza hanno affrontato il tema dell'autonomia differenziata. Una riforma che, invece di creare opportunità, ha finora generato divisioni e incertezze. Noi continuiamo a credere in un'autonomia che valorizzi le specificità dei territori, ma che sia costruita con serietà, rispetto della Costituzione e attenzione a garantire l'uguaglianza dei diritti per tutti i cittadini, indipendentemente dalla regione in cui vivono". "La Lega e Zaia, primi responsabili di questo pasticcio, devono prendere atto del fallimento di questa legge. Che va riscritta in una logica non di parte", conclude Martella.
"La bocciatura del referendum contro l'autonomia differenziata da parte della Consulta è una vittoria della democrazia e della Costituzione: vengono così smentiti mesi di fake news da parte della sinistra, quella stessa sinistra che aveva prima sostenuto il referendum veneto e poi aveva strumentalizzato i piccoli rilievi avanzati dalla stessa Consulta pochi mesi fa". Così il coordinatore veneto di Fratelli d'Italia, il senatore Luca De Carlo, commenta le decisione di inammissibilità della Consulta sul referendum abrogativo della legge sull'autonomia differenziata.
"Il problema è che hanno passato più tempo a urlare e ad attaccare che a presentare un quesito che fosse comprensibile, corretto e ammissibile. Ora possiamo riprendere il cammino dell'autonomia differenziata, nel rispetto della volontà dei cittadini veneti che più di sette anni fa hanno votato in massa l'autonomia regionale".
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