Fornero: «Con lavori ben retribuiti i giovani potranno pagarsi la pensione integrativa»

L’ex ministra del Lavoro: «Ci sono sempre più anziani. È un problema strutturale, non serve allungare l’età pensionabile»

Lorenza Raffaello
L'ex ministra del Lavoro Elsa Fornero al convegno organizzato dalla fondazione Capitale & Lavoro
L'ex ministra del Lavoro Elsa Fornero al convegno organizzato dalla fondazione Capitale & Lavoro

«Non si può pensare a risolvere un problema che è strutturale con una riforma, solo allungando l’età pensionabile. Non si tratta di un’emergenza, ma di una situazione che ha avuto origine diversi anni fa».

Elsa Fornero, ex ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, interviene ai margini del convegno organizzato dalla fondazione Capitale & Lavoro che si è tenuto a Oderzo e che l’ha vista tra i protagonisti sul tema della partecipazione dei collaboratori al capitale dell’impresa.
Ci sono sempre meno giovani, come è possibile garantire la pensione agli anziani che saranno sempre di più?
«Una soluzione non esiste, è un problema strutturale che non si può risolvere con delle misurette di breve periodo che, purtroppo, dominano la politica oggi, che pensa che sia tutto facilmente risolvibile, magari aumentando il debito pubblico. Bisogna considerare la popolazione e la sua evoluzione come un elemento essenziale della società».

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E come si fa con le pensioni?
«Il problema delle pensioni chiaramente esiste, ma a monte di quello c’è il problema che la nostra è una società che ha un numero di anziani sempre crescente e un numero di giovani sempre decrescente e non può reggere. Prima ancora di arrivare al problema delle pensioni c’è il problema di chi lavora, di chi produce e quindi per tutti, anche i bambini che non nasceranno più rappresentano un grave problema sociale».
Quindi nella pratica, come si può fare?
«Non possiamo pensare che basti cambiare qualcosa nel sistema pensionistico per raddrizzare un problema strutturale di questa portata. Le pensioni sono una conseguenza di qualcosa che non va, la demografia che si riduce con questa rapidità e che cambia composizione con questa rapidità non può reggere. Ma è l’economia tutta, è il sistema sociale che non regge. È la politica che deve intervenire».
È una richiesta al Governo?
«È necessario affrontare il tema con ottiche di lungo termine, considerare i bambini, dare loro importanza nella società. Quindi un governo deve dare la giusta importanza alla scuola e alla formazione, anche quella professionale. Bisogna che le persone in un’economia sempre più basata sulla conoscenza studino. Non solo.

È importante dare importanza all’immigrazione, al fatto che vengano nel nostro Paese persone che possono integrarsi. L’immigrazione può dare un contributo a una situazione che sta rapidamente degenerando come la nostra. E poi c’è quella che chiamo produttività».
Cosa intende?
«Deve aumentare la nostra capacità di produrre e quindi, di nuovo, l’istruzione è un passo necessario. Se aumenta la produttività vuol dire che anche se il numero dei lavoratori si riduce, non si riduce necessariamente il reddito complessivo. Morale, per i giovani la cosa importante è essere preparati e avere una buona vita di lavoro».
Cos’è una buona vita di lavoro?
«Un lavoro ben retribuito così i giovani avranno la pensione e potranno anche pagarsi una pensione integrativa, formare una famiglia. Non si può lasciarli con uno stipendio basso e però pensare alle loro pensioni. Cominciamo dalla formazione e da stipendi più alti, così si può modificare la situazione». 

 

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