La tragedia di Alex Marangon e l’ultima foto prima del delitto
Il rito tra lumini, croci e ayahuasca. Ecco cosa ci dice questa immagine e a che punto sono le indagini. I genitori: «Perché tutti quei materiali non sono stati sequestrati?»
Una foto inedita, scattata poche ore prima della scomparsa di Alex Marangon, il barista veneziano morto dopo un rito sciamanico a Vidor in circostanze misteriose, getta nuove ombre sulla sua tragica morte.
L’immagine, immortalata da uno dei partecipanti al rito sciamanico e diffusa dai genitori di Alex a quasi sette mesi dalla morte, mostra i preparativi della sera del 29 giugno all’interno della chiesa dell’abbazia di Santa Bona a Vidor.
Lo scenario vede dei materassini disposti in cerchio, accanto ci sono dei secchi di plastica – presumibilmente per il rigetto – e numerose bottiglie e contenitori. Per fare spazio, i banchi della chiesa sono stati ammassati verso l’altare.
Al centro, Andrea Zuin, organizzatore dell’evento, suona una chitarra di fronte a un tamburo. Nell’immagine si intravede anche una partecipante, mentre gli altri (circa una ventina) non sono ancora arrivati.
Un dettaglio che stride con l’atmosfera del rito è la presenza di croci sulle pareti della chiesa, un edificio antico e apparentemente mai sconsacrato. Un cane, appartenente ai proprietari dell’abbazia, è disteso a terra tra Zuin e il centro del cerchio.
Solo qualche ora dopo da quel luogo si perdono le tracce di Alex Marangon, poi ritrovato privo di vita tre giorni dopo nel Piave, con una serie di ferite che l’autopsia ha giudicato compatibili con un omicidio.
L’infografica
Ecco la fotografia diffusa dai genitori, con alcune spiegazioni di contesto che aiutano a capirne le sfumature e a contestualizzare l’immagine rispetto alle indagini tuttora in corso e alla compplessa ricostruzione di quella giornata.
I dubbi dei genitori
La foto, secondo i genitori di Alex, solleva dubbi su quanto accaduto in questo breve lasso di tempo. «In quelle bottiglie probabilmente c’è anche l’ayahuasca resa liquida» spiega il padre, Luca Marangon, durante la trasmissione Ring di Antenna Tre andata in onda la sera del 7 gennaio.
«Alex – continua papà Luca – ha partecipato a quei riti altre due volte ma mai nella chiesa, bensì in altre stanze dell’abbazia. Se è vero che Alex è stato visto per l’ultima volta alle 3 del mattino e alle 7 hanno lanciato l’allarme per la scomparsa di Alex, hanno avuto quattro ore di tempo per ripulire e far sparire tutto».
«Quando siamo arrivati noi la mattina del 30 giugno – continua la madre, Sabrina Bosser – la chiesa era stata riordinata, con i banchi a posto, il braciere era fuori dalla chiesa e perfettamente pulito. Vorrei capire che fine hanno fatto tutti quei secchi, tutte quelle bottiglie e gli oggetti che hanno usato. Vorrei sapere se chi sta indagando li ha trovati, forse sono oggetti che potrebbero essere utili per le prove. Forse loro pensavano che al nostro arrivo noi non ci accorgessimo di nulla, invece Alex ci raccontava tutto».
Inoltre c’è un’ulteriore testimonianza di un partecipante che cambierebbe le carte in tavola.
«Lui ci ha dato una versione completamente diversa da quella di Zuin – racconta Luca – L’uomo sostiene che Alex era al suo fianco, stava meditando e non si è accorto che si era allontanato. Lui ha aperto gli occhi ed ha visto che mancavano quattro o cinque persone. Si è interrotta la musica, aveva capito che era successo qualcosa: quest’uomo si è avvicinato all’uscita, c’era il braciere, e Zuin gli ha detto di stare dentro».
La scheda
Alex Marangon, barista di 25 anni residente a Marcon nel Veneziano, era scomparso la notte tra sabato 29 e domenica 30 giugno 2024. Aveva partecipato a un rituale sciamanico con l'allucinogeno ayahuasca nell’abbazia di Santa Bona a Vidor. Il suo corpo è stato ritrovato il 2 luglio, nel greto del Piave. L'autopsia ha rivelato che il 25enne ha subito gravi lesioni prima di annegare. Secondo il medico legale, Marangon è stato picchiato con un oggetto contundente e aveva subito colpi sul cranio, sulle costole e negli arti inferiori. A distanza di sette mesi, il caso di Alex Marangon rimane aperto.
La Procura di Treviso ha aperto un fascicolo per omicidio volontario contro ignoti, nessun indagato è stato ancora identificato. La famiglia ha sollevato accuse contro le autorità e i partecipanti al rituale. I genitori di Alex, Luca e Sabrina Marangon, sostengono che il figlio sia stato ucciso e che la scena sia stata manipolata. Secondo loro, ci sarebbero state persone importanti che non hanno parlato per paura di compromettersi. I primi esiti sui test tossicologici effettuati ai partecipanti hanno confermato che quella sera sono stati consumati degli stupefacenti, tra cui ayahuasca e, pare, cocaina, da capire in quali quantità.
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