Le forze dell’ordine e quel confine sottile tra autorità e autorevolezza
Il commento / Le forze dell’ordine al centro di una disputa di schieramento dopo i fatti di Pisa: a rimetterci è sempre la democrazia

È singolare che gli eventi delle ultime settimane abbiano messo in contrapposizione le due autorità provviste di maggiore fiducia, in Italia. Le uniche due istituzioni a mettere d’accordo la maggioranza dei cittadini: forze dell’ordine e capo dello Stato. In “mezzo”, un governo sceso nel suo apprezzamento e in fibrillazione dopo la sconfitta in Sardegna.
«L’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente le opinioni»: queste le parole, forti, lapidarie, del presidente della Repubblica sui fatti di Pisa, dove gli agenti hanno usato la forza contro i giovani studenti manifestanti. Parole che hanno trovato condivisione – così diceva la nota del Quirinale – nel ministro Matteo Piantedosi, ai vertici della massima autorità nazionale per la pubblica sicurezza.
Salvo poi vedere le parole diffuse da Sergio Matterella – quindi, la sua autorità – messe in discussione, seppure in modo indiretto, dallo stesso governo, e dalla stessa presidente del Consiglio.
Giorgia Meloni giudica infatti «molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra». In realtà, le forze dell’ordine godono della fiducia di oltre due italiani su tre (per la precisione, del 67% degli intervistati). Nel rapporto Gli Italiani e lo Stato (LaPolis - Univ. di Urbino, dicembre 2023), figurano al primo posto nella graduatoria delle istituzioni. A pari merito con il capo dello Stato, apprezzato per il suo equilibrio e la sua misura.
Le opposizioni, sociali e politiche, dal canto loro, da tempo evocano lo spettro di un allontanamento dal sentiero democratico. Richiamano il passato delle forze del governo. Ne denunciano gli atteggiamenti del presente, incluso un «problema con il dissenso» che già diversi mesi fa la leader Partito democratico, Elly Schlein, definiva «autoritario».
Il riferimento, all’epoca, era alle reazioni della ministra Eugenia Maria Roccella nei confronti dei contestatori. Ma le parole degli ultimi mesi hanno spesso chiamato in causa il tema dell’autoritarismo, che nel linguaggio specialistico indica un preciso tipo di regime: alternativo alla democrazia.
Autorità, autorevolezza, autoritarismo: concetti distinti, ma a volte ambigui già sul piano teorico, si mescolano così pericolosamente nella realtà. Nella confusione del linguaggio comune e del lessico politico. Nella polvere di una battaglia politica sempre più aspra. Con l’effetto di alimentare l’insoddisfazione per la democrazia, l’indifferenza democratica, persino il fascino di regimi concorrenti.
Succede così, quando l’autorità perde autorevolezza. Il potere legittimo diventa abuso di potere (e della forza). Quando le istituzioni de-legittimano sé stesse. E la domanda di autorità autorevoli si confonde sempre più con l’autoritarismo.
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