Nora, morta a 15 anni di overdose. La mamma accusa: «Me l’hanno ammazzata»

Nora Jlassi è stata trovata senza vita in un appartamento Ater abbandonato a San Bonifacio, in provincia di Verona. Indagato un marocchino (irreperibile) che potrebbe averle venduto lo stupefacente. Secondo la madre, la ragazza sarebbe stata drogata da persone che riteneva amiche, ma che volevano abusare di lei

Laura Berlinghieri
Nora Jlassi, morta a 15 anni
Nora Jlassi, morta a 15 anni

Morire di overdose, poco più che bambini. Nora Jlassi, di origini tunisine, aveva 15 anni. Quando ne aveva solo 12 era stata affidata alla comunità di San Patrignano, ma era scappata. Il suo corpo è stato ritrovato lo scorso 27 gennaio dai carabinieri all’interno di un appartamento dell’Ater a San Bonifacio, a pochi chilometri da Verona. A ucciderla sarebbe stata un’overdose.

E’ stata aperta un’indagine per “morte come conseguenza di altro delitto”: l’unico indagato è un marocchino, che potrebbe avere venduto alla ragazza la dose fatale. L’uomo, senza fissa dimora, non è ancora stato rintracciato dagli inquirenti; in ogni caso, nei suoi confronti non è stata emessa alcuna misura cautelare.

E allora quel che resta, in questa storia di abissi e di dolore, sono una madre e gli altri suoi figli che chiedono giustizia. Puntano il dito contro la rete di servizi sociali, che evidentemente non è stata capace di trattenere tutta la disperazione della loro Nora. E poi fanno un’accusa ben precisa: «Nora è stata ingannata, ce l’hanno ammazzata».

È la sera di domenica quando Nora fa perdere le sue tracce. Stazione di Verona, sono circa le 22, quando - secondo i familiari - la ragazza prende un treno diretto a San Bonifacio, in compagnia di una donna brasiliana. È una figura che ricorre spesso nelle ultime giornate di vita della 15enne: lo raccontano i suoi amici, non nascondendo le loro diffidenze nei confronti di questa donna. Nora, quindi, esce di casa e non dà più notizie di sé. La mamma e i suoi fratelli si preoccupano, ma sanno anche che non è la prima volta: nemmeno gli ultimi giorni li aveva trascorsi a casa.

Da allora, in ogni caso, più nulla. Fino al giorno dopo. Fino a quella telefonata, intorno alle 14: i carabinieri che comunicano alla mamma di Nora che la sua ragazza - “La mia bambina”, come la chiama ancora lei - non c’era più. Ritrovata in un appartamento di edilizia popolare, normalmente rifugio di senzatetto, dove i militari erano stati mandati per un’ispezione, sollecitati da alcuni residenti spazientiti dall’andirivieni continuo.

E lì c’erano una ragazza e tre ragazzi marocchini. E poi c’era Nora, anche se ormai non c’era più. La mamma accusa: è convinta che la sua ragazza sia stata portata in quell’appartamento con l’inganno. Drogata da persone che riteneva amiche, ma che volevano abusare di lei. E così è morta.

E allora la Procura indaga, per cercare di dare luce ai tanti punti oscuri di questo baratro umano nel quale è sprofondata Nora, poco più che bambina.

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