Non più tra Udine e Venezia, Pordenone ora ha un posto sulla mappa
Incassato il titolo, conquistato un brand, disegnate nuove occasioni di business, c’è ora da compiere il passo successivo, quello in cui la città è veramente esperta: rimboccarsi le maniche

Pordenone capitale della cultura 2027 è un successo di squadra, con radici antiche e profonde.
La storia di Portus Naonis, la città con lo stemma dalle porte aperte, parte da lontano, da un piccolo territorio ambito, dal 1000 al 1200, dal Patriarcato di Aquileia, dai Conti di Gorizia, dalla Marca Trevigiana.
Un Nord Est dei primordi che oggi festeggia, lungo le sponde del Noncello, una trasformazione e una vittoria allargata.
La piccola Manchester, la fucina degli schei, ha indossato toga e tocco.
In una carrellata di immagini scorrono i metalmezzadri, marchi storici come Zanussi, Seleco, Scala, Galvani, il Great Complotto nella musica, festival culturali crocevia di genti, usi e costumi come Pordenonelegge, Dedica, le Giornate del Cinema Muto.
Pordenone trova un posto sulla mappa. Non più “tra Udine e Venezia”, né “Presente la Base di Aviano? Ecco, lì vicino”.
La provincia non è più solo quella di Pasolini, Carnera e della diga del Vajont. Quella di una squadra di calcio che ha sfiorato la Serie A e che poi è finita malissimo.
La città dormitorio a meno di un’ora da mare e montagna, quella delle banche, dei servizi ma anche dei migranti all’addiaccio nel Bronx, si vede riconosciuto un nuovo status, una dimensione conquistata negli anni, ma sino a ora mai pienamente riconosciuta.
Ricordate Benvenuti al Nord, con Bisio e Siani? “Pordenone? Che brutta morte…”. O i provincialotti di “To Rome with love” di Woody Allen arrivati, guarda caso, dallo stesso piccolo comune? O ancora le canzoni su Pordenoia?
Oggi insieme ai rappresentanti politici delle amministrazioni succedutesi nel tempo, a chi ha immaginato e chi finalizzato il percorso, alle realtà culturali, alle associazioni, a tutti coloro che hanno lavorato a dossier e candidatura, vincono i giovani angeli di Pordenonelegge, i sodalizi di volontariato, le persone che hanno sempre accolto i visitatori con un sorriso, quelle che hanno fatto dire “Ma che splendida città, non immaginavamo…” a chi visitava per la prima volta il centro storico.
Incassato il titolo, conquistato un brand, disegnate nuove occasioni di business, c’è ora da compiere il passo successivo, quello in cui Pordenone è veramente esperta: rimboccarsi le maniche.
Quella che presenteremo all’Italia e al mondo dovrà essere veramente una Città che sorprende. E che adesso ha un’occasione d’oro per comunicare su larga scala tutto il buono che c’è (e che spesso sfugge anche a chi la vive).
Una città allargata, una provincia che finalmente ha imparato a fare sistema. Una terra non più di nessuno e una gente che oggi ha scoperto due nuovi amici: orgoglio e senso di appartenenza. Veniteci a scoprire, non ve ne pentirete.
P.S.Spoiler: quel bellissimo duomo in fondo al corso... è il municipio
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