Telemarketing molesto: come funziona (davvero) il Registro delle Opposizioni
L’ingegnere Maurizio Pellegrini, responsabile del Registro pubblico delle opposizioni, spiega perché le chiamate di telemarketing continuano anche dopo l’iscrizione. Consigli, trappole da evitare e le nuove frontiere del marketing telefonico

Ingegnere Maurizio Pellegrini, lei è il responsabile del Registro pubblico delle opposizioni. Quando nasce il Registro e a cosa serve?
«Il Registro pubblico delle opposizioni (RPO) nasce nel 2011 come servizio pubblico gratuito per gli intestatari di numeri di telefono, prevalentemente fissi, presenti negli elenchi telefonici.
Per i cellulari la gestazione è stata più lunga: la normativa ha esteso l’ambito di applicazione del Registro a tutti i numeri nazionali, cellulari inclusi, nel 2018, con un successivo passaggio di aggiornamento del Regolamento nel 2021.
È operativo dal luglio del 2022. In quasi tre anni, con l’obiettivo di non ricevere telefonate di telemarketing, si sono iscritti quasi 4 milioni di cellulari a fronte di oltre 78 milioni di linee mobili in Italia».
Che cosa succede quando, con il nostro numero, ci iscriviamo al Registro?
«L’operatore di telemarketing recepisce l’iscrizione tramite la verifica delle proprie liste di potenziali contatti per finalità pubblicitarie con il Rpo.
L’operatore deve consultare mensilmente il Registro e comunque prima di svolgere le campagne pubblicitarie tramite telefono. Ci fornisce l’elenco dei numeri che vorrebbe contattare e noi glielo riconsegniamo aggiornato, indicando i numeri iscritti al Registro».
Ci sono sanzioni per le aziende che barano?
«In caso di violazione del diritto di opposizione le sanzioni possono arrivare fino a 20 milioni di euro o per le imprese fino al 4% del fatturato mondiale totale annuo dell’esercizio precedente, se superiore».
Conoscerà già la contestazione: il Registro non funziona. Anche per chi è iscritto le telefonate sono continue. Perché?
«Bisogna ricordare che l’iscrizione annulla anche i consensi precedentemente rilasciati, ma non quelli che saranno autorizzati dopo l’iscrizione e quelli con i soggetti con cui si ha un contratto, per esempio i gestori delle utenze di luce o gas.
Per questo il consiglio è di rinnovare l’iscrizione al Registro tramite l’apposita funzionalità, anche più di una volta, per avere la certezza di annullare tutti i consensi rilasciati per il telemarketing.
Il Registro blocca le chiamate di chi opera nella legalità, ma non i call center che si avvalgono di pratiche illecite. Spesso viene riscontrata la presenza di piccoli call center molto aggressivi che operano dall’estero».
Telefonate regolari o irregolari, per l’utente cambia poco. Continuano ad arrivare.
«Il Registro rappresenta uno schermo di protezione, ma anche l’utente dovrebbe mettere in atto delle buone pratiche per evitare la circolazione dei propri numeri telefonici. E l’innovazione tecnologica è più rapida dell’attività normativa. Gli escamotage sono continui.
L’ultima tecnica usata si chiama CLI Spoofing. Permette di falsificare il numero di telefono di origine, simulando una chiamata dall’Italia o da un telefonino perché i call center sanno che, vedendo apparire sullo schermo un numero estero, gli utenti tendono a non rispondere immaginando si tratti di telemarketing.
Con un prefisso come 02, come quello di Milano, è più facile cadere in inganno. L’altra tecnica riguarda l’uso di sistemi per la digitazione casuale di numeri che, non si conoscono, ma si presume siano numeri telefonici».
Pare una battaglia persa. Anche le grandi compagnie si rivolgono a call center esteri.
«Alcuni provvedimenti sono allo studio del Parlamento e di un tavolo tecnico ministeriale per obbligare i call center a utilizzare numeri che siano effettivamente richiamabili, garantendo maggiore trasparenza del settore».
Come può essere che così tanti call center abbiano il nostro numero di cellulare?
«Pensiamo alle nostre abitudini. Ormai dobbiamo lasciare il numero di telefonino per la tessera del supermercato, i coupon con i buoni sconto, per comparare i prezzi delle assicurazioni sui portali di confronto.
E quando lo facciamo spesso non ci accorgiamo che, sebbene le autorizzazioni al consenso in maniera impropria siano già impostate sul sì, stiamo rilasciando l’autorizzazione alle chiamate pubblicitarie e alla cessione del nostro numero per attività di telemarketing».
L’impressione è che quando il nostro numero inizia a girare non ci sia più nulla da fare. C’è una pratica illecita di vendita dei numeri?
«A fianco del mercato legale delle società che acquisiscono in maniera legittima le numerazioni e le sottopongono al Registro prima delle campagne nel rispetto dei diritti dei cittadini, esiste un mercato parallelo illegale in cui i dati personali vengono ceduti senza il nostro consenso.
Ad esempio, quando avvengono fughe di dati o accessi non autorizzati ai sistemi informatici».
Prima diceva che, con l’Iscrizione al Registro, possiamo comunque essere contattati dalle società con cui abbiamo servizi in corso. Ma come è possibile distinguere una telefonata del tuo operatore da qualcuno che, invece, si spaccia per lui?
«È uno degli aspetti più difficili. Noi diamo due consigli: mai dire “sì” al telefono, per evitare che l’affermazione possa essere usata come consenso per la modifica arbitraria di un contratto. Valutare la proposta fatta sulla piattaforma digitale della società o presentandosi di persona allo sportello. Chiamare il nostro operatore e verificare l’offerta proposta è una buona prassi contro potenziali truffe».
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