Padova, un centro universitario per rilanciare il distretto del florovivaismo

Il progetto è in discussione tra il Comune di Saonara, il Bo, la Provincia e l’Ascom. Lazzaro: «Un centro di formazione di alto livello con i professori dell’Università»
Elvira Scigliano

Un panorama di alberi di mele, pere, albicocche, pesche e kiwi, roseti a perdifiato e piante ornamentali da giardino. Si presenta così Saonara, il cuore del distretto florivaistico della provincia di Padova, con circa 70 aziende sulle 450 del Padovano che fatturato complessivamente poco meno di 70 milioni di euro. Proprio da Saonara si vorrebbe accelerare la forza propulsiva del territorio con un ambizioso progetto che coinvolgerebbe il Comune, la Provincia, la Regione, la Camera di Commercio e l’Università: una sorta di centro universitario che veda la collaborazione tra produttori e Università e che serva a rilanciare uno dei distretti produttivi più importanti per l’economia padovana. I primi incontri sono già stati fatti.

A spiegare l’iniziativa è la sindaca di Saonara Michela Lazzaro, già imprenditrice agricola: «L’ipotesi è quella di creare un centro di formazione di alto livello per dare ai ragazzi le conoscenze tecniche specifiche per qualificarsi come giardinieri e produttori di piante da frutto e piante ornamentali. Saonara è un simbolo, qui c’è una grande storicità. A partire dall’azienda degli Sgaravatti – dismessa da alcuni anni – che vorremmo riqualificare e trasformare in luogo di formazione con la collaborazione dell’Università di Padova».

La sfida partirebbe proprio dall’ex azienda Sgaravatti. Qui potrebbe svilupparsi un pezzo di Unipd, anche se piuttosto lontano (per gli studenti e per i professori) da Legnaro, dove sorge già la facoltà di Agripolis o dalla città. Al momento è tutto da realizzare e, soprattutto, devono trovarsi le risorse. Il primo passo è stato un tavolo, aperto dalla prima cittadina, con Regione, Provincia, Università e aziende. Al convegno è seguita una visita privata della rettrice Daniela Mapelli a Saonara, accompagnata dal presidente della provincia Sergio Giordani, dal presidente dell’Ascom Patrizio Bertin e dalla sindaca Lazzaro. Che è fiduciosa: «Faremo una valutazione con la Camera di Commercio – riferisce – per avviare un business plan e capire di quanti finanziamenti abbiamo bisogno e dove possiamo recuperarli. Abbiamo già incontrato degli investitori privati interessati. Ad esempio pensiamo che una foresteria dove alloggerebbero gli studenti potrebbe essere appetibile per un investitore privato». Il progetto parte dalla formazione: «Vogliamo essere accattivanti per le future generazioni e abbiamo bisogno di qualifiche concrete per i nostri giardinieri. L’Europa ci spinge a diventare sempre più green e siamo tutti d’accordo, ci dice che dobbiamo piantare sempre di più, ma poi le piante vanno gestite e questa seconda fase è fondamentale per le buone coltivazioni: le piante vanno potate e bisogna saperlo fare, bisogna sapere quale ramo va tagliato, altrimenti la pianta potrebbe ammalarsi e rischiare la morte; poi bisogna curare le malattie, magari individuando quello che non va dal colore della foglia. Qui, tra i nostri imprenditori, ci sono già queste competenze che non devono andare perse. E poi manca il personale: in Inghilterra la figura del giardiniere è altamente qualificata e anche noi dobbiamo puntare a questo perché sarà una delle figure del futuro».

Tuttavia qualche difficoltà emerge già in partenza. L’Università si è assunta l’impegno di garantire le proprie competenze, ovvero i docenti, per uno spazio di collaborazione didattica. Ma non sfugge la lontananza di Saonara da Legnaro, che è la sede del campus di Agripolis, dove l’Università ha investito importanti risorse proprie. E poi non sono state coinvolte (ancora) le associazioni di categoria: Coldiretti e Cia. «Noi non sappiamo nulla – conferma Massimo Bressan, presidente Coldiretti – In linea teorica non mi sembra una brutta idea, ma vorremmo saperne di più prima di esprimerci. Saonara è un’eccellenza e noi per primi abbiamo provato a valorizzarla in questi anni, anche con l’attuale sindaca – allora assessora – ma serve capire di più».

Così Luca Trivellato, presidente della Cia: «Non ero a conoscenza del progetto – aggiunge – Noi crediamo nei progetti che mettono insieme pubblico e privato, con l’obiettivo di ricadute economiche nel territorio. Speriamo di essere coinvolti al più presto perché conosciamo criticità e punti di forza delle aziende del florovivaismo. Ricordiamoci che Flormart è nata qui e che oggi Saonara è conosciuta in Europa. Ad oggi le difficoltà maggiori sono quelle dei rincari: le aziende – soprattutto le serre – usano tanta energia che è aumentata fino a 4 volte, ma costano di più anche i concimi, i prodotti chimici ed è più difficile reperire materiali e manodopera. In questa partita possiamo essere utili». 

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