A Padova è boom di pitbull che finiscono in canile: «Padroni inadeguati»

Il direttore del Servizio di Igiene Urbana Veterinaria dell’Usl 6, Aldo Costa: «Il canile sanitario sta diventando importante per il ricovero di animali di persone che hanno difficoltà di natura socioeconomica e che non sono in grado di gestirli»

Simonetta Zanetti
A Padova sono in aumento i casi di cani pitbull che finiscono in canile
A Padova sono in aumento i casi di cani pitbull che finiscono in canile

L’ultimo caso, in ordine di tempo, è quello dell’extracomunitario intercettato mentre picchiava un pitbull in stazione, ma è il sintomo di un problema molto più vasto: «Il canile sanitario sta diventando importante per il ricovero di animali di persone che hanno difficoltà di natura socioeconomica e che non sono in grado di gestirli: stiamo diventando un rifugio per questi animali» sostiene il direttore del Servizio di Igiene Urbana Veterinaria dell’Usl 6, Aldo Costa «molti cittadini extracomunitari sono ossessionati dai pitbull e adesso siamo pieni.

Ecco di cosa si occupa il Servizio di Igiene Urbana Veterinaria dell’Ulss 6

Sono ottimi cani, ma vanno tenuti in casa, non possono stare in recinto a catena perché se si interrompe il rapporto relazionale col proprietario possono diventare veramente pericolosi. E un pitbull che morde è peggio di un rottweiler. Presto arriveranno anche i bandog».

Si torna quindi all’episodio della stazione: «Le forze dell’ordine ci hanno chiamato, abbiamo recuperato il cagnetto, che tra l’altro era buonissimo, e trovato la proprietaria, una donna straniera domiciliata a Mestrino che, siccome deve trasferirsi a Parigi per lavoro, aveva trovato un amico a cui affidare questo cane» rivela il dottor Costa «ma alla fine questo amico non si è rivelato molto affidabile e lei si è ripresa l’animale».

Non è invece stato ancora scritto il lieto fine per una femminuccia di pitbull, sequestrata lo scorso maggio: «Sebbene questa cagnolina sia dolcissima, il padrone la usava contro i carabinieri, o almeno ci provava» spiega «ma il canile sanitario non è fatto per ricoveri prolungati e lei è qui da troppo tempo.

Aveva cominciato a soffrire la sua condizione arrivando a perdere diverso peso. Inoltre, essendo un cane a pelo corto, anche se i box sono riscaldati soffre molto in freddo, quindi le ho aggiunto un cuscino.

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Ma la svolta è stata quando le ho permesso di stare nel mio ufficio: tutte le mattine va lì, stando attenta a relazionarsi con il gatto zoppo perché non si sopportano, e allora sta un po’ al caldo e si è ripresa. Spero che il magistrato prenda al più presto una decisione».

Ma non è l’unica: «L’ultimo cucciolo che abbiamo sequestrato me lo sono portato a casa io ad aprile perché era rimasto solo. Essendo praticamente nato in canile ha paura anche della sua ombra» prosegue «in canile sanitario un animale deve restarci 15-20 giorni, massimo un mese, non di più perché gli spazi non sono adeguati e non ci sono possibilità di relazioni». E se un altro pitbull, di recente, è andato in affido, tra gli “ospiti” ci sono american bully e sei maltesi.

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C’è quindi il problema degli anziani che, a un certo punto, non riescono più a prendersi cura del cane: «Ci chiamano per affidarcelo» chiarisce «ma io posso accoglierlo temporaneamente su richiesta del Comune, faccio gli interventi necessari tipo vaccinazione, sterilizzazione e trattamenti antiparassitari, dopodiché lo mando nei canili rifugio convenzionati con il Comune».

Dopo tanti anni resta l’incredulità non scevra da amarezza, per la facilità con cui i parenti dei defunti si liberano dei loro compagni di vita: «Qualche giorno fa sono stati trovati nella Bassa 2 bulldog francesi risultati appartenere a un signore lombardo» conclude «abbiamo scoperto che il padrone era morto due giorni prima, quindi siamo diventati matti per rintracciare moglie e figli che ci hanno liquidato dicendo che avevano rinunciato all’eredità».

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