6 maggio 1976, terremoto in Friuli: un libro per ricordare

VENEZIA. È una pagina della storia d’Italia, del Nordest e della nostra terra: venerdì nessuno, tra quanti c’erano, potrà fare a meno ancora una volta di ricordare “quel” 6 maggio, quando alle nove di sera, alla fine di una giornata calda e afosa che sembrava correre ben oltre la primavera, la terra squassò il Friuli, rapinò centinaia e centinaia di vite umane, sbriciolò case, aziende, chiese.

Sono passati quarant’anni, eppure a chi c’era sembra solo l’altro ieri, perché quella sera segnò per molti un prima e un dopo, il disastro - anche per i veneti - era tanto vicino da poterlo toccare, le notti insonni per la paura si susseguivano, i giorni erano processioni di dolore e di lacrime, ma anche di mani e cuori in corsa per offrire aiuto a chi, in un minuto, aveva perso tutto. Tutto, tranne la voglia di rinascere e di restituire al Friuli la sua forza e la sua bellezza, come e più di prima.
Per ricordare quella tragica notte, i giorni e i mesi drammatici che seguirono, e la linfa di una speranza mai spezzata che avrebbe germogliato una ricostruzione rimasta modello nei decenni, il nostro giornale presenta - da domani in edicola - il libro “Il terremoto in Friuli. 6 maggio 1976. Il crollo e la rinascita”, di Stefano Gambarotto, a cura di Valentina Bernardi.
Un ricchissimo corredo fotografico restituisce intatti la portata del disastro, il dolore, lo sgomento, la straordinaria macchina di aiuti e di solidarietà che fin dalle primissime ore mise in campo ogni forza disponibile per aiutare questo pezzo d’Italia a risollevarsi. Racconta di una distesa di bare, guarda gli esiti del sisma con gli occhi dei bambini, attraverso struggenti brani dei temi fatti a scuola, e con quelli di chi, avuta salva la vita, non riusciva a staccarsi dalle macerie della propria casa, perché la vita si perde anche quando ogni ricordo va perduto.
Furono due, non uno, i terremoti: quando dopo un’estate sotto shock il Friuli sembrava pronto a raddrizzarsi, l’11 settembre una nuova spaventosa scossa sembrò falciare anche l’ultima resistenza. E invece, ancora una volta, il Friuli fu più forte. All’epoca del terremoto, l’autore del libro aveva 11 anni: racconta quella prima notte, la scoperta di parole di cui fino ad allora aveva ignorato l’esistenza e che divennero in un attimo patrimonio di tutti. Epicentro, sussultorio, ondulatorio.
Questo libro ricorda a chi c’era, e racconta e insegna a chi non c’era. Il Friuli che oggi attraversiamo, nei paesi che furono colpiti e cancellati, è un Friuli nuovo che nella rinascita ha conservato saldissime le sue radici; che ha curato le sue ferite senza mai cancellare la memoria; che ha salvato il suo patrimonio artistico consumandosi le mani perché non andasse perduto. Storie di uomini e donne, di cose, di case.
Una lettura emozionante, che a tratti commuove e a tratti mette i brividi mentre accompagna nell’esercizio importante e necessario a volte del tutto dovuto, del ricordare.
“Il terremoto in Friuli. 6 maggio 1976. Il crollo e la rinascita” di Stefano Gambarotto a cura di Valentina Bernardi (pp 238, Es Editrice Storica) è in edicola da venerdì 6 maggio con il nostro giornale a 8,80 euro, più il prezzo del quotidiano.
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova