A Report lo scontro tra Crisanti e Zaia sui tamponi rapidi e i veleni dello studio-fantasma

Coronavirus, in tramissione anche il mistero dei "troppi asintomatici" in Veneto. I fuori onda carpiti al direttore generale Flor e le giustificazioni del primario Cianci al virologo, che lo registra
VENEZIA. «Perché pensa che mi sia affrettato a dire che lo studio non c’è. La ditta ci fa causa e ci chiede i danni, quindi meglio dire che lo studio non c’è». A parlare, in un fuori onda trasmesso dalla trasmissione televisiva Report, è Luciano Flor, direttore generale della sanità veneta.
 
Lo studio è l’oramai noto approfondimento diagnostico condotto dal professor Andrea Crisanti che bocciava l’attendibilità dei tamponi rapidi di prima e seconda generazione. Ma c’è di più: da una parte un audio dove uno dei co-autori dell’approfondimento, Vito Cianci – primario del Pronto soccorso di Padova – dice di aver subito pressioni per disconoscere lo studio; dall’altra una testimonianza anonima di una dipendente del dipartimento Prevenzione che rivela come a novembre scorso molti positivi, prima ancora di essere contattati, risultassero a prescindere asintomatici
 
Flor smentisce Crisanti: «Nessuno studio condotto in ospedale sui tamponi rapidi»
TOME' - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - FORZE DELL'ORDINE IN OSPEDALE. FLOR
Nel giorno in cui il Veneto torna in fascia gialla riesplode il caso tamponi rapidi e gestione del tracciamento all’epoca della lunga permanenza del Veneto nell’area di rischio minimo. Il punto di partenza è il tasso di mortalità registrato dalla regione a gennaio scorso, il più alto d’Italia.
 
«Nonostante il parametro di occupazione delle terapie intensive fosse stato superato, già a novembre, il Veneto è rimasto in zona gialla. Perché?» si chiede Danilo Procaccianti, autore dell’inchiesta evidenziando come «uno degli artefici dei successi della prima ondata, il professor Crisanti, durante la seconda ondata è stato messo da parte e non sono stati ascoltati i suoi allarmi sulla sensibilità dei tamponi rapidi di cui il Veneto ha fatto largo uso».
 
E se il braccio di ferro sull’efficacia dei tamponi rapidi di prima e seconda generazione ha più volte animato il dibattito e le polemiche, la gestione informatica dei tracciamenti accende un nuovo faro sul modello Veneto di gestione della pandemia. Almeno relativamente al mese di novembre scorso.
 
La premessa è questa: l’indice Rt, quello che determina la gravità del rischio Covid e che “guida” i passaggi di fascia delle regioni, si basa sui positivi sintomatici. Gli asintomatici, quindi, non concorrono all’innalzamento dell’indice. E come viene definito se un positivo è sintomatico o meno? Tramite una telefonata a cura dei “tracciatori”.
 
«A novembre, quando inserivo i dati, ho notato che di default i positivi erano già classificati come asintomatici. Ma nessuno li aveva chiamati prima» ha detto a Report una donna con il volto oscurato che viene qualificata come dipendente del Dipartimento prevenzione.
 
«Ci può essere stato un problema tecnico» la replica di Francesca Russo, direttore del dipartimento Prevenzione della Regione Veneto. A supporto “dell’anomalia veneta”, l’inchiesta evidenzia come il presidente della Regione Zaia abbia, in più di una occasione, ha detto che il Veneto poteva contare su positivi per il 95% asintomatici contro una media italiana del 60 percento. 
 
Crisanti: «Tre casi positivi ogni dieci sfuggono ai test rapidi usati in Veneto»
TOME-AGENZIA BIANCHI-PADOVA - CONFERENZA STAMPA AZIENDA OSPEDALIERA. CRISANTI
Positivi che, per altro, il Veneto rintracciava attraverso l’uso anche di tamponi rapidi. Su questi ultimi – come noto – Crisanti ha condotto un approfondimento che, sostiene il direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova, ha evidenziato come i test antigenici sbaglierebbero tre volte su dieci. «Detto inter nos, la ditta ci fa causa e ci chiede i danni» spiega, non sapendo di essere ripreso, Flor. «Quindi meglio dire che lo studio non c’è, gliel’ho detto (si riferisce a Crisanti, ndr) ma non capisce... Lui è un puro, un ingenuo, non riesce a stare zitto. Bisogna che capisca che ci sono tanti di quei rapaci in giro che ti fanno secco». 
 
L’approfondimento è stato firmato anche dal primario del Pronto soccorso di Padova, Vito Cianci, e da quello di Malattie Infettive, Annamaria Cattelan. I quali, in un primo momento, avevano però smentito l’esistenza dello studio. «Perché siamo stati presi per il collo con tutte le relative possibili minacce sottostanti che possono provenire in maniera diretta o velata» dice Cianci nel corso di un colloquio telefonico mandato in onda. «Se si sono sentiti presi per il collo denuncino chi l’ha fatto» la replica di Flor. —
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti:caso crisanti

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova